Pensiamo verde, la speranza che serve contro la crisi climatica

Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza: il nuovo libro di Annalisa Corrado alla scoperta dei #GreenHeroes che danno corpo alla sostenibilità ambientale e sociale in Italia

Il 2023 che si appresta a chiudersi rappresenta l’ennesimo anno più caldo mai registrato, segno di una crisi climatica che continua ad avanzare sempre più veloce, mentre i leader del mondo – recentemente riuniti alla Cop28 sul clima di Dubai – non riescono ancora a mettere in campo soluzioni all’altezza.

In questo contesto, sarebbe sciocco non provare paura. Tant’è che va diffondendosi un nuovo termine – eco-ansia – per dare un nome alla legittima preoccupazione che si prova di fronte al degrado ambientale e alle sue conseguenze sulle società umane, come anche sulla salute delle persone.

La paura non è una nemica da cui fuggire, ma un’emozione che aiuta a renderci consapevoli di un pericolo, così da poterlo affrontare al meglio. Allo stesso tempo però, provare troppa paura può paralizzare.

«Abbiamo bisogno di convincere più persone possibile che nessuno è troppo piccolo per fare la differenza», spiega Annalisa Corrado nel suo nuovo libro Pensiamo verde (edizioni Piemme), che si concentra su un ingrediente fondamentale per far funzionare la transizione ecologica: la speranza.

Ingegnera meccanica con un dottorato in Energetica, Corrado ha ereditato questo tratto – insieme a degli occhi color verde sottobosco – da nonna Vanna, partigiana durante i duri anni della Resistenza italiana che posero fine alla tirannia del nazifascimo: «Se una ragazza, con gli occhi come i miei, ha potuto stare di fronte all’orrore senza abbassare lo sguardo e ha continuato a camminare a testa alta, combattendo per la giustizia, allora davvero ciascuno di noi può cambiare il corso della storia».

Una storia che nel nostro caso inizia con la crisi energetica del 1973 – l’anno in cui, guarda un po’, è nata Corrado –, quando i governi occidentali iniziarono capire che il paradiso artificiale che avevano iniziato a costruire su pilastri di petrolio era alquanto fragile. Una consapevolezza che andava mischiandosi a quella della crisi ecologica in corso, a partire dal lavoro di scienziate coraggiose come Rachel Carson.

A mezzo secolo di distanza il nodo della (in)sostenibilità dello sviluppo non è stato ancora pienamente sciolto, ma di soluzioni da percorrere ne sono state accumulate a bizzeffe.

Dalla roadmap globale dell’Agenda Onu per lo sviluppo sostenibile al 2030 alle tante buone pratiche presenti sul territorio nazionale, che proprio Annalisa Corrado ha contribuito a portare a galla insieme al celebre artista Alessandro Gassmann con l’iniziativa #GreenHeroes, nata per accendere un faro su imprenditrici e imprenditori visionari che rispettano l’ambiente producendo futuro.

«L’idea di base era semplice – ricorda Corrado – volevamo raccontare a più persone possibili quanto “pensare verde” sia un modo per vivere una vita più felice, più sana, più in armonia con la natura e con gli altri e, soprattutto volevamo gridare forte e chiaro quanto sia qualcosa davvero a portata di mano. Molto più di quello che si pensa».

Si tratta di casi-scuola che dimostrano come la sostenibilità ambientale, oltre a essere necessaria per salvare il nostro ecosistema – sul quale si basa la possibilità di vita e di benessere dell’umanità – è un buon affare per le aziende e per chi si trovi ad amministrare un territorio, come fanno sindache e sindaci, promuovendo sviluppo a livello locale.

Pensiamo verde, arricchito da una postfazione di Daria Bignardi, propone dunque un viaggio tra le buone pratiche diffuse lungo lo Stivale, spaziando tra frutteti solidali e case costruite con gli scarti della lavorazione del riso, tra la bioplastica estratta dai fiori del cardo anziché dal petrolio ai tessuti d’alta moda realizzati a partire dalle bucce d’arancia.

Storie che rappresentano un antidoto potente di fronte alla paura che, inevitabilmente, si prova quando si decide di scendere in campo contro una sfida ciclopica come quella posta dalla crisi climatica. Una sfida tanto grande che porta a interrogarci sulla nostra reale capacità di reazione.

«È una domanda, questa, che mi pongo in continuazione – riflette Corrado –, purtroppo spesso sentendomi inadeguata e facendo tanta fatica a non tirarmi indietro. Capita anche a voi? C’è anche da dire, però, che chi si sente “non all’altezza” di qualcosa, spesso reagisce studiando, rimboccandosi le maniche, cercando di fare tutto con più professionalità e attenzione possibile. In poche parole, si reagisce crescendo, e ho scoperto che questa cosa non è per niente male».