Piombino, per l’impianto ex-Lucchini la soluzione passa dalle rinnovabili? Il progetto Asiu

Nel  corso del 2011 Asiu  ha incaricato  Enea di valutare la fattibilità di un progetto di riconversione industriale di una parte consistente dell’area Sin di Piombino, attualmente occupata da Lucchini Spa: nello specifico, il progetto riguarda una possibile installazione di una centrale di produzione di energia elettrica con tecnologia solare termodinamica.

Enea, sull’idea di Asiu, ha dunque sviluppato uno studio di fattibilità basato sulla tecnologia denominata Filiera TR.E.BIO.S. (TRigenerazione con Energie rinnovabili: BIOmasse e Solare termodinamico) che prevede la realizzazione di impianti poligenerativi modulari di piccola/media taglia per applicazioni multifunzione. Si tratta di impianti alimentati da fonte solare concentrata, integrata con energia termica prodotta da combustibili rinnovabili (biomassa, biogas ecc.), con accumulo termico a sali fusi di tipo stratificante diretto. L’energia termica generata può essere abbinata alla dissalazione dell’acqua di mare, all’uso di vapore di processo in cicli produttivi, alla generazione di caldo e freddo per usi civili e/o industriali (teleriscaldamento, teleraffrescamento, ecc.).  Lo studio ipotizza  una potenzialità modulare da 1 a 40 MGW elettrici per una superficie complessivamente occupata dall’impianto da circa 8 fino a 200 Ha.

La filiera Ttrebios  si basa sulla definizione di una unità di impianto base, denominata Modulo Csp, che costituisce un impianto multifunzione della potenza nominale di 1 MWt che consente di realizzare impianti con potenze superiori in configurazione modulare, cioè combinando più unità modulari. Ciò consente l’adattabilità alle disponibilità di energia da fonte rinnovabile distribuite sul territorio. Greenreport ha chiesto a Fulvio Murzi, presidente di Asiu quale è stato l’input di progetto. «Ci sono vari elementi che abbiamo pensato di unire che rendono sostenibile il progetto. Abbiamo un’area dove si ipotizza possa essere realizzato l’impianto in questione, originariamente destinata alla attuazione del piano di ammodernamento di parte dell’attuale complesso siderurgico, oggi largamente inutilizzata o sottoutilizzata da Lucchini come deposito di sottoprodotti e rifiuti di produzione dell’acciaio. Quest’area alla luce delle caratterizzazioni effettuate secondo le direttive del ministero dell’Ambiente dovrà essere oggetto di interventi dimessa in sicurezza e bonifica. Vicino c’è una centrale Enel da 1200 megawatt, praticamente in stand by, che lavora solo durante i picchi di richiesta e produce 50-60 megawatt. Noi abbiamo pensato di sostituire questo impianto con uno più sostenibile, incentrato sulle fonti rinnovabili, basato sulla tecnologia solare termodinamica che può tra l’altro portare altri vantaggi».

Quindi: la bonifica dell’area, dove già c’è il recupero delle scorie siderurgiche sviluppato da Asiu attraverso TAP (piattaforma Conglomix); l’evoluzione impiantistica già in fase di progettazione per far fronte alle bonifiche locali (soil washing), infine, in parallelo il progetto  Trebios che in parte dovrebbe sostenere la bonifica economicamente. Questo gli aspetti di sinergia ambientale: quali sono gli altri vantaggi?

«Sono la possibilità di coinvolgere l’indotto locale, oggi fortemente dipendente dalla monocommittenza siderurgica,  in un percorso strutturato di riconversione formativa ed industriale. Ci sono occasioni di lavoro per l’imprenditoria locale anche per la costruzione dell’impianto e poi nella gestione, e nelle fasi di bonifica. Si tratta di alcune centinaia di unità lavorative almeno nei primi dieci anni. Poi la tecnologia solare termodinamica produce molta acqua dolce che potrebbe essere utilizzata in loco considerato la criticità di cui soffre l’area. C’è poi il coinvolgimento del sistema agroforestale locale la cui produzione potrebbe essere economicamente incentivata dal conto economico della produzione energetica consentendo di valorizzarne lo scarto come biomassa.  Si ipotizza dunque che la biomassa raccolta, sottolineo scarti di produzione, venga trasformata in lignina ed etanolo: la prima per produrre energia mediante gassificazione, la seconda da usare come biocombustibile incentivato. Quindi il progetto può essere un’opportunità di integrazione del reddito agricolo del comprensorio Valdicornia/Colline Metallifere mediante valorizzazione dello scarto delle colture agricole e vitivinicole. Ma anche integrazione del reddito della Società Parchi Valdicorniae della Comunità Montana Colline Metallifere mediante remunerazione degli scarti da manutenzione e piani di taglio del patrimonio boschivo».

E poi c’è la produzione di energia…

«Certo, faccio rilevare che dai nostri calcoli il progetto si autosostiene ed inoltre in questo settore gli incentivi sono mantenuti nel lungo periodo per i prossimi 25 anni. Voglio ancora ribadire il ruolo multifunzionale del progetto e il ruolo di cerniera che ha svolto Asiu per consegnare poi un progetto alla governance pubblica che è in grado di mantenere tutti gli equilibri».

Quali sono i prossimi passi?

«Dovremo realizzare un impianto pilota da 1Mgw in un nostro sito per verificare tutti i parametri tecnici e subito oggi pomeriggio presenteremo lo studio di fattibilità alle aziende del territorio e chiederemo  una Manifestazione di interesse per la realizzazione di questo  primo impianto pilota di centrale termodinamica associata a biomasse. Lunedì sarà pubblicato il bando per tale manifestazione. Vedremo se c’è interesse poi per il progetto complessivo visto che sono previsti sviluppi interessanti con il coinvolgimento tra l’altro di un azionariato popolare».