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Qual è l’impatto dei cambiamenti climatici su infrastrutture e mobilità in Italia

La grande importanza del settore dei trasporti nel quadro delle emissioni e la sua fortissima dipendenza dai combustibili fossili ne fanno il settore cardine di ogni strategia di riduzione delle emissioni

L’importanza di analizzare gli impatti dei cambiamenti climatici su trasporti, mobilità e infrastrutture può sembrare ovvia, alla luce dell’evoluzione molto rapida dei cambiamenti climatici e il crescente impatto negativo sulle infrastrutture, in particolare quelle di trasporto, a causa di eventi estremi – quali piogge eccezionali, trombe d’aria, alluvioni, ondate di calore, incendi, siccità – sempre più frequenti. Eventi che sono oramai oggetto di cronaca quasi quotidiana, non solo di analisi scientifiche. Così come sono ovvie, e dimostrate dai tanti casi di questi ultimi anni, le ripercussioni ambientali ed economiche di questi eventi meteorologici estremi e più in generale dei cambiamenti climatici già avvenuti.

Purtuttavia, un’analisi sistematica ed estesa degli effetti dei cambiamenti climatici su infrastrutture, trasporti e mobilità, una loro proiezione nel futuro, almeno fino a metà secolo, così come un’analisi di come si evolveranno di conseguenza i costi per i sistemi economici e sociali, non era stata fino ad ora fatta, almeno per l’Italia. Molto poche sono anche le analisi delle tecnologie, delle iniziative, degli investimenti, delle politiche – e dei relativi costi e benefici – sempre relative a trasporti e infrastrutture in Italia, in grado di far fronte ai cambiamenti climatici che verranno.[1] 

È quindi da apprezzare in modo particolare la pubblicazione da parte del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS) di un nuovo rapporto su Cambiamenti Climatici, Infrastrutture e Mobilità, che potete trovare qui.

L’importanza di considerare il settore dei trasporti, mobilità e infrastrutture anche dal punto di vista della mitigazione emerge in modo molto chiaro da alcuni dati di partenza. Il settore dei trasporti in Italia rappresentava nel 2019 (ultimo anno pre-Covid) il 25,2% delle emissioni totali di gas ad effetto serra in Italia e il 30,7% delle emissioni totali di CO2, una cifra all’incirca corrispondente alla percentuale di combustibili fossili consumati a livello nazionale. Il 92,6% di tali emissioni sono attribuibili al trasporto stradale (persone e merci), il 4,3% alla navigazione, lo 0,75% all’aviazione domestica, lo 0,65% alle condotte, lo 0,15% alle ferrovie ed il rimanente 1,52% circa ad altri sistemi. La grande importanza del settore dei trasporti nel quadro delle emissioni nazionali e la sua fortissima dipendenza dai combustibili fossili ne fanno quindi il settore cardine di ogni strategia di riduzione delle emissioni.

Allo stesso tempo, il settore delle infrastrutture e dei trasporti è tra i più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Gli impatti dei cambiamenti climatici hanno e avranno effetti di vasta portata anche in Italia. La scarsità di acqua legata a lunghi periodi di siccità, ad esempio, ha interessato e interesserà attività economiche diverse tra loro, come l’agricoltura, l’acquacoltura, il turismo, il raffreddamento delle centrali elettriche e il trasporto merci sui fiumi. Le perdite economiche dovute alla maggiore frequenza di eventi estremi legati al clima sono in aumento ed i danni riguardano soprattutto le reti ed infrastrutture di trasporto, interne e costiere, di telecomunicazione e digitali. Il lento innalzamento del livello del mare è inoltre una fonte di crescente preoccupazione per le zone costiere ed i relativi insediamenti urbani, produttivi e portuali. Serve quindi una strategia che permetta di proteggere, adattare e rendere resilienti infrastrutture e trasporti ai cambiamenti climatici.

Il Rapporto del MIMS ha il compito di analizzare e valutare non solo gli impatti dei cambiamenti climatici su infrastrutture e trasporti, ma soprattutto quello di disegnare iniziative, misure, politiche in grado da un lato di proteggere le infrastrutture ed i servizi di mobilità dai cambiamenti climatici che verranno e dall’altro in grado di ridurre in modo sostanziale le emissioni di gas serra provenienti da infrastrutture e trasporti. Il Rapporto ha quindi un ruolo progettuale, con l’obiettivo di ridisegnare le infrastrutture in Italia alla luce dei cambiamenti climatici attesi: sia per renderle più resilienti ed adattarle ai cambiamenti climatici che verranno; sia perché contribuiscano alla indispensabile riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Il Rapporto vuole pertanto essere uno strumento per indirizzare misure, politiche ed investimenti nella duplice direzione di proteggere infrastrutture e mobilità dai cambiamenti climatici ed allo stesso contribuire alla realizzazione dei piani di controllo dei cambiamenti climatici, in linea con gli obiettivi della EU Climate Law, che prevede una riduzione delle emissioni di gas serra del 55% al 2030 e il raggiungimento delle zero emissioni nette al 2050.

Nel Rapporto viene evidenziato il ruolo cruciale che una strategia di investimenti in infrastrutture e mobilità sostenibili – accompagnata dall’adozione di adeguate tecnologie, strumenti di policy e pratiche di governance – può avere per lo sviluppo economico dell’Italia.  Strategia che va intesa in modo ampio, non solo con un approccio ambientale, ma associata ad una strategia di sviluppo e politica industriale che accompagni il paese in tutte le trasformazioni necessarie per divenire effettivamente sostenibile. Trasformazioni che riguardano numerosi settori industriali, ma anche il mondo dell’occupazione e quello della formazione e che associano, come correttamente fa l’EU Green New Deal, la trasformazione ecologica a quella digitale.

Le sfide della mitigazione e dell’adattamento richiedono uno sforzo collettivo che coinvolge soggetti pubblici e privati. È fondamentale che il settore privato e quello pubblico collaborino maggiormente, in particolare sul fronte del finanziamento delle misure necessarie (questo tema è oggetto del Rapporto della Commissione “Finanza per le Infrastrutture e la Mobilità Sostenibili” sempre istituita dal MIMS).

L’auspicio è che questi due Rapporti, grazie alle loro analisi e proposte, possano aiutare il settore pubblico e quello privato ad individuare i rischi e ad orientare gli investimenti a favore di interventi in materia di adattamento, resilienza e mitigazione, offrendo soluzioni per contribuire a dare risposte alla crescente consapevolezza degli impatti climatici. Come già detto, l’obiettivo non è soltanto far fronte agli importanti effetti dei cambiamenti climatici sul nostro Paese, soprattutto sulle sue regioni meridionali. L’obiettivo più ampio è utilizzare investimenti, incentivi, standard e norme per guidare il Paese verso uno sviluppo più competitivo, sostenibile e meno diseguale, affrontando allo stesso tempo, grazie alle risorse messe in campo, le sfide del cambiamento climatico e quelle della globalizzazione e della trasformazione (digitale, demografica, ecc.) dell’economia italiana.

[1] Un studio molto interessante è “Elementi per una roadmap della mobilità sostenibile” realizzato da RSE nel 2016 per il Ministero dell’Ambiente e pubblicato da Editrice Alkes.

Quest’articolo è pubblicato sul blog Trasformazioni all’indirizzo https://carlocarraro.org/argomenti/cambiamento-climatico/cambiamenti-climatici-infrastrutture-mobilita/