Regini (Publiambiente) sul gestore unico Ato Centro: «Fusione valorizza esperienze locali e le spinge verso orizzonte industriale»
Publiambiente, azienda del gruppo Publiservizi che opera nel settore ambientale, è una delle società più all’avanguardia nei progetti per incrementare (bene) la raccolta differenziata. Gestisce servizi in 28 comuni della Toscana compresi tra le Province di Firenze e Pistoia per un bacino superiore ai 422 mila abitanti. Entro la fine dell’anno potrebbe essere tra le componenti del nuovo gestore unico nato dalla società partecipate dell’Ato centro. Di questo progetto, dell’obbligo di incrementare la percentuale di riciclo e della necessità di completare il ciclo attraverso adeguate dotazioni impiantistiche, abbiamo parlato con il presidente di Publiambiente – partner di greenreport.it – Paolo Regini.
La gestione dei rifiuti prevede il ciclo integrato. Quali sono le principali difficoltà nel raggiungimento di questo obiettivo (e obbligo)?
«Senza dubbio la gestione integrata rappresenta l’approccio più organico alla questione dei rifiuti. Il ciclo dei rifiuti è un processo industriale complesso fatto di più passaggi: dalla raccolta, al trattamento fino allo smaltimento finale. Perché la gestione sia realmente efficiente è quindi necessario che tutte le fasi e gli attori che vi intervengono, siano coinvolti. In Toscana grazie alle aziende di gestione ambientale, ai Comuni ed ai provvedimenti normativi della Regione, direi che siamo sulla buona strada. La quasi totalità delle aziende opera con una gestione integrata e, da parte nostra, attraverso l’esperienza di Revet, siamo intervenuti anche sul versante del riciclo effettivo dei materiali».
Il porta a porta è sempre la scelta migliore dal punto di vista della sostenibilità ambientale?
«Un sistema di raccolta è efficace quando punta a massimizzare la sostenibilità sotto il profilo ambientale, sociale ed economico. In questo senso, il “porta a porta” è il modello che, più degli altri, ci ha permesso di raggiungere l’equilibrio tra questi bilanci».
Qual è lo stato dell’arte del percorso verso il gestori unico e quali le prospettive alla luce delle recenti normative?
«Insieme alle altre aziende di igiene ambientale delle province di Firenze, Pistoia e Prato -Quadrifoglio, Aer, Asm e Cis- stiamo lavorando al progetto di “fusione” per la costituzione del gestore unico. In questo modo, “sfrutteremmo” il decreto “CrescItalia” che individua entro il 31 dicembre di quest’anno, la possibilità di costituire un unico soggetto industriale tramite la fusione delle aziende dell’Ato e proroga di tre anni la gara per l’affidamento del servizio al gestore unico. Quella della fusione, è una scelta che mira a valorizzare le esperienze locali all’interno di un processo di integrazione, accorpamento e concentrazione su vasta scala -quella di ambito appunto- in un unico soggetto industriale, finanziario e gestionale in grado di svolgere servizi per un bacino di 1,5 milioni di abitanti. Un’esperienza, questa, che ci “giocheremo” nella gara che farà l’Ato centro».
Quanto incide la partecipazione dei cittadini sul successo dei risultati raggiunti nelle raccolte differenziate?
«Rappresenta l’elemento imprescindibile per raggiungere certi risultati. Questo diventa ancora più vero nel caso del sistema “porta a porta” il cui successo dipende prima di tutto dall’adesione motivata e corretta dei cittadini alle raccolte differenziate. Per questo motivo, facciamo precedere l’attivazione del nuovo servizio da un’intensa e capillare attività di informazione che finora ci ha permesso di raggiungere e consolidare eccellenti obiettivi, con percentuali di materiali avviati a recupero e riciclo comprese tra l’80 ed il 90 per cento».
Quali sono i progetti di Publiambiente nel segno dell’efficienza del ciclo di gestione dei rifiuti?
«Accanto all’investimento nella politica di incentivazione delle raccolte differenziate attraverso l’introduzione del modello “porta a porta” c’è, senz’altro, l’impegno per la costruzione di una filiera industriale del riciclo. Da sola la raccolta differenziata non basta. E’ necessario che il cerchio si chiuda e che ciò che viene raccolto separatamente trovi un reimpiego sul mercato. In questo senso, mi piace ricordare la collaborazione nata attraverso Revet con Piaggio, che utilizza una percentuale di plastiche miste riciclate per la realizzazione di varie parti di alcuni ciclomotori ma anche la produzione di una linea di oggetti di uso domestico già presenti in commercio. Anche le ceste per la raccolta degli imballaggi e della carta che abbiamo fornito alle famiglie per la raccolta domiciliare sono realizzate prevalentemente con plastica riciclata fatta in Toscana. E’ anche in questo modo che abbiamo voluto restituire ai cittadini il risultato concreto del loro impegno quotidiano».
Gli impianti sono fondamentali per una gestione sostenibile dei rifiuti. Ci sono lacune impiantistiche nell’Ato Centro?
«Gli impianti rappresentano un elemento necessario ed imprescindibile nel processo di gestione dei rifiuti. Spingere sulle raccolte differenziate è importante ma, altrettanto fondamentale, è dotare il nostro territorio di tutti gli impianti necessari per chiudere efficacemente il ciclo dei rifiuti. La corretta separazione è infatti un primo ed indispensabile passo ma se non si fanno gli impianti, sia quelli di trattamento, i cosiddetti impianti intermedi, che di smaltimento finale, discariche e termovalorizzatori, e non si crea un mercato per i prodotti riciclati, la raccolta differenziata rimane un esercizio fine a se stesso. Per quanto riguarda il completamento a livello impiantistico, credo che per l’area toscana centrale una risposta positiva venga dalla pianificazione interprovinciale e dal buon stato di avanzamento delle procedure per la realizzazione del termovalorizzatore dell’area fiorentina».