Il focus del “Programma per la società civile per il Mediterraneo”
Relazioni commerciali più sostenibili per una transizione giusta nell’area mediterranea
Tibollo (Cospe): «Tocchiamo con mano le conseguenze della liberalizzazione del commercio, lo sfruttamento degli operai e in particolare delle operaie»
Nell’ambito del Programma per la società civile per il Mediterraneo, è stato organizzato il webinar dal titolo “Relazioni commerciali innovative per una transizione giusta nell’area mediterranea“.
L’evento ha fornito una piattaforma per una riflessione ampia e approfondita sulle politiche commerciali europee, con un focus sulla possibile e desiderabile riorientazione di tali politiche verso una transizione equa.
Il Programma per la società civile per il Mediterraneo, iniziativa finanziata dalla Commissione europea, si impegna a promuovere una democrazia inclusiva nei Paesi della sponda orientale e meridionale del Mediterraneo, facilitando il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile nei processi decisionali e nel dialogo politico.
L’evento ha visto la partecipazione di diverse figure esperte tra cui Alessia Tibollo (coordinatrice regionale per l’Africa occidentale presso Cospe), Rikke Mengel-Jørgensen (responsabile delle relazioni commerciali bilaterali con il Marocco e la Tunisia presso la direzione generale del Commercio della Commissione Ue), Monica Di Sisto (vicepresidente di Fairwatch, osservatorio sul clima e il commercio italiano), Francesca De Benedetti (redattrice di Domani che si occupa di affari europei) e Jeronim Capaldo (ricercatore sui collegamenti macroeconomici tra politica climatica, commercio e sviluppo).
Il webinar si è svolto nell’ambito di un meccanismo di dialogo strutturato tra Ue e società civile nella regione Mena (Medio Oriente e Nord Africa), basato su 4 pilastri: governance, migrazioni, ambiente e cooperazione economica, di cui Cospe è responsabile.
L’obiettivo è creare le condizioni per uno scambio aperto e una riflessione critica sulle questioni economiche internazionali nella regione, con un focus particolare sull’importanza della protezione dei diritti delle persone, delle comunità e dell’ambiente.
«In Tunisia, dove vivo e lavoro con Cospe da tempo – dichiara Tibollo – tocchiamo con mano le conseguenze della liberalizzazione del commercio, soprattutto nel settore tessile, con delocalizzazioni di imprese europee e il loro impatto sullo sfruttamento degli operai e in particolare delle operaie, poiché sono soprattutto le donne ad essere sfruttate in questo settore, con salari da fame, turni estenuanti e nessuna protezione sociale. Il rispetto di questi stessi diritti all’interno degli accordi di libero scambio rimane essenzialmente volontario, con clausole non vincolanti».
Come ong attiva al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici di vari settori che subiscono maggiormente gli impatti sociali e ambientali della liberalizzazione del commercio, Cospe osserva con preoccupazione l’emergere di una resistenza verso sistemi di tracciabilità che dovrebbero portare a una vera responsabilità sociale delle imprese, di fronte agli abusi e al mancato rispetto dei diritti umani e delle comunità.
In un contesto in cui le persone, le comunità e i territori sono sempre più in pericolo, è notevole il lavoro degli attivisti ambientali e dei difensori dei diritti umani, che cercano in questi Paesi di proteggere i diritti delle loro comunità e preservare i loro territori e risorse naturali, ma che sono costantemente minacciati, attaccati e molti hanno pagato il loro impegno con la propria vita.
«È per questo che come Cospe – conclude Tibollo – abbiamo scelto di partecipare attivamente alle istanze nazionali e internazionali che difendono i difensori dei diritti umani, e che chiedono chiaramente e risolutamente un trattato sui diritti umani vincolante per le imprese».
È possibile trovare la registrazione del webinar sul canale Facebook di MedDialogue for rights and equality.
di Cospe per greenreport.it