La società ha lanciato una campagna informativa rivolta direttamente ai cittadini
Scapigliato, operazione trasparenza a partire dalla gestione del percolato di discarica
Giari: «Auspichiamo che le indagini della magistratura giungano a conclusione quanto prima, dai clamori mediatici rappresentazioni non sempre corrette delle attività svolte dall’azienda. Vogliamo spiegare ai cittadini come gestiamo Scapigliato»
L’avvio dell’inchiesta “Stop stinks”, condotta a Rosignano Marittimo e in parte finalizzata a chiarire un presunto illecito smaltimento di rifiuti liquidi da parte di Scapigliato srl – la società al 100% di proprietà comunale che gestisce l’omonimo Polo impiantistico dedicato all’economia circolare –, ha avuto «una risonanza notevole sui media con rappresentazioni spesso non corrette delle procedure e dei sistemi con cui vengono gestiti la discarica e gli impianti».
Per questo Scapigliato, dopo essere intervenuta più volte dalla fine del 2020 – l’ultima due settimane fa, con un aggiornamento sulle indagini in corso – per chiarire la propria posizione, adesso si rivolge direttamente ai cittadini della Val di Fine con una campagna informativa dedicata a spiegare le proprie attività. A partire proprio dalla gestione del percolato di discarica, oggetto d’indagine.
Seguendo il motto Legalità e trasparenza. È meglio che i cittadini sappiano, Scapigliato nel corso delle prossime tre settimane distribuirà 17.500 opuscoli informativi che arriveranno alle famiglie della Val di Fine direttamente nella cassetta della posta: «È nell’interesse generale che i cittadini conoscano bene come opera un’azienda pubblica del loro territorio, all’interno di un settore delicato come quello del trattamento e smaltimento dei rifiuti – spiega Alessandro Giari, presidente e ad di Scapigliato – In particolare, poiché a seguito di un’indagine della magistratura si sono generati clamori mediatici, crediamo sia necessario garantire massima trasparenza. A prescindere, quindi, dalle indagini della magistratura, nei confronti della quale esprimiamo piena fiducia, anche se auspichiamo che le indagini giungano a conclusione quanto prima, vogliamo spiegare ai cittadini come gestiamo Scapigliato, partendo proprio dal percolato di discarica. Avremmo voluto organizzare una bella assemblea pubblica per discuterne assieme. Il Covid-19 ce lo impedisce, ed allora abbiamo deciso di venire noi a casa vostra con questo primo opuscolo».
In attesa che l’inchiesta giunga a conclusione, nelle scorse settimane Scapigliato ha invitato la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti – un controllo da parte della Commissione regionale si è tenuto già nel 2019, a seguito del quale Scapigliato venne definita «un esempio di sistema virtuoso, una struttura che merita credibilità e sostenibilità» –, ha incassato il sostegno delle forze politiche di maggioranza in Comune e quello dei sindacati, mentre adesso l’azienda punta a instaurare un filo diretto coi cittadini: è in corso un piano d’investimenti da circa 80 milioni di euro che, nell’arco di un decennio, porterà Scapigliato a risalire la gerarchia europea di gestione rifiuti rendendo progressivamente marginale la discarica per fare posto ad altri impianti (in primis un biodigestore) in grado di recuperare materia ed energia dai rifiuti, condividendone i benefici con la cittadinanza.
Perché questo percorso arrivi a compimento senza patire le sindromi Nimby e Nimto che ovunque bloccano la transizione ecologica la fiducia è dunque un elemento essenziale, e la trasparenza il suo ingrediente fondamentale.
Già oggi Scapigliato rappresenta un Polo impiantistico il cui funzionamento è regolato da un’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata dalla Regione Toscana; all’interno del Polo, attualmente opera una discarica di primaria importanza per la Toscana, e uno degli aspetti più importanti della sua gestione è il controllo del percolato e del biogas prodotti.
Il percolato, appunto, è il liquido che si origina dall’acqua piovana che filtra attraverso la discarica e dalla decomposizione delle componenti organiche dei rifiuti stessi. Questo liquido si deposita sul fondo della discarica, che è impermeabilizzato con teli e che – nel caso di Scapigliato – si trova sopra un terreno composto da uno compatto strato di argilla spesso molte decine di metri.
«Il percolato della nostra discarica, che è un liquido non pericoloso, deve comunque essere inviato a impianti esterni per il suo trattamento e depurazione, oppure trattato dagli impianti interni della discarica», spiegano da Scapigliato: ecco come.
Come gestiamo il percolato, spiegato da Scapigliato:
Il percolato, una volta depositatosi sul fondo della discarica, viene aspirato da pompe e convogliato in un sistema di vasche, attraverso cui viene fatto passare, per poi andare a confluire in 9 grandi silos. All’interno di Scapigliato fino al 2017, momento in cui è stato dismesso, era attivo anche l’impianto di trattamento, ovvero un impianto di concentrazione e depurazione, al quale il percolato raccolto dalle pompe veniva inviato. La depurazione, in quella tipologia di impianto, avveniva attraverso un processo di evaporazione che crea due componenti: un concentrato e un liquido. Il liquido veniva poi depurato ulteriormente e inviato al laghetto di Scapigliato, il concentrato, invece, veniva in parte reimmesso in discarica ed in parte inviato a depurazione esterna.
Dal momento in cui si è interrotta la funzionalità dell’impianto di trattamento interno ad oggi, tutto il percolato prodotto dalla discarica va a depurazione esterna (è in fase di appalto la realizzazione del nuovo impianto).
Nel ciclo industriale di gestione del percolato si genera anche il cosiddetto “fondame”. Vediamo precisamente di cosa si tratta.
Il percolato, prima di entrare nei grandi silos, passa in due serbatoi ed in una vasca, dove si depositano parte dei residui più solidi (per questo si chiamano vasche di sedimentazione) e si produce quello che viene definito fondame. Il fondame, attraverso una costante e ciclica pulizia dei serbatoi e delle pompe con l’acqua, viene aspirato ed è sempre stato ricollocato in discarica, senza determinare ovviamente alcun problema ambientale. Il fondame, quindi, non è un rifiuto, perché non viene smaltito, ma è sostanzialmente percolato reimmesso nel corpo della discarica da dove è stato aspirato. Tutto il resto del percolato che viene smaltito si caratterizza, invece, come rifiuto e, come abbiamo già visto, viene inviato a depurazione esterna.
Il clamore mediatico che si è sviluppato e che, purtroppo, ha dato un’immagine molto negativa dell’attività di Scapigliato relativamente alla gestione del percolato, è generato dall’indagine che la Magistratura sta portando avanti su questo specifico punto: è legittimo ricollocare in discarica il fondame prodotto dal ciclo industriale della gestione del percolato? Noi crediamo lo sia.
Recentemente le indagini si sono ampliate e gli inquirenti hanno ipotizzato che avremmo sversato il percolato direttamente nel torrente ripaiolo attiguo al nostro impianto. Se potessimo ipotizzare che una Società pubblica, che fa della trasparenza il proprio marchio, che oggettivamente non ha nessun interesse né beneficio a gestire attività illegittimamente, mentre sono in corso indagini proprio sulla gestione del percolato, sversi volontariamente il percolato dentro un torrente, allora saremmo non solo dei criminali, ma anche dei totali decerebrati. La magistratura comunque accerterà la verità e noi siamo collaborativi e fiduciosi.