I governi non possono inseguire in contemporanea politiche climatiche e praticare austerità
I sindacati internazionali al G7 Ambiente: «Urgente transizione giusta e radicale»
Cgil, Cisl e Uil: «Giusta transizione significa garantire che non siano i lavoratori e le loro comunità a pagare il prezzo del cambiamento verso un’industria sostenibile e decarbonizzata»
«Il modello economico attuale è insostenibile da un punto di vista ambientale, sociale ed economico». Si apre con queste parole la dichiarazione sindacale (in allegato, ndr) al G7 ambiente, presentata a Bologna nell’iniziativa unitaria Cgil, Cisl e Uil a cui hanno partecipato i tre segretari generali delle confederazioni e esponenti sindacali della confederazione sindacale internazionale (Ituc), della confederazione sindacale europea (Etuc), della Tuc Regno Unito e della Dgb Germania.
Il movimento sindacale ribadisce la necessità di partire «dalla conferma e dall’attuazione dell’accordo di Parigi e dagli obiettivi dell’Agenda 2030 per promuovere uno slancio a favore della trasformazione industriale ed economica verso un’economia rispettosa dell’ambiente, che garantisca occupazione dignitosa per tutti e sia socialmente inclusiva». L’iniziativa, che era stata lanciata prima della dichiarazione di Trump sull’uscita degli Usa dall’Accordo di Parigi, rilancia con forza il ruolo dell’azione globale del movimento sindacale per l’azione climatica e per la tutela del pianeta rendendolo più giusto e abbattendo le disuguaglianze.
Per i paesi del G7, il movimento sindacale ha proposte concrete per rispondere alla sfida della transizione e chiede ai governi del G7 di impegnarsi per «garantire che i contributi determinati a livello nazionale (Indc) rispettino l’obiettivo globale di riduzione delle emissioni» in modo da contenere il riscaldamento globale entro i +2°C (se possibile, entro +1,5°C) rispetto all’era pre-industriale, e per «rafforzare le priorità ambientali e climatiche nei bilanci dei paesi e nella cooperazione internazionale».
«È importante avviare un dialogo tra istituzioni, sindacati e datori di lavoro sui mezzi atti a garantire una giusta transizione per i lavoratori e le comunità, compreso il sostegno alla creazione di fondi per conseguire obiettivi climatici più ambiziosi», «elaborare una strategia industriale rispettosa dell’ambiente, che consideri come priorità altrettanto importanti il lavoro dignitoso, un basso livello di emissioni e un utilizzo efficiente delle risorse», e «sostenere gli investimenti nei settori con elevata capacità di creazione di occupazione e di tutela dell’ambiente, rafforzare le normative in tema di processi industriali eco sostenibili e ridurre l’utilizzo delle sostanze tossiche».
Il movimento sindacale chiede dunque coerenza ai governi, che non possono dichiararsi impegnati nelle politiche climatiche e allo stesso tempo sostenere l’austerità e i sussidi alle fonti energetiche fossili.
I segretari generali Cgil, Cisl e Uil hanno sottolineato in particolare la necessità di una forte convinzione collettiva per affrontare il cambiamento. La parola transizione non deve ingannare, non vuol dire che abbiamo molto tempo a disposizione: la transizione deve avere in sé una grande radicalità.
Giusta transizione significa garantire che non siano i lavoratori e le loro comunità a pagare il prezzo del cambiamento; per questo la transizione deve essere accompagnata da buoni lavori, buoni salari, buona protezione sociale. Per questo servono consistenti investimenti e un grande piano per la formazione dei lavoratori.
Allo stesso tempo occorre impedire la delocalizzazione delle produzioni inquinanti e climalteranti verso i paesi che non aderiscono alle politiche climatiche, evitando il ripetersi del fenomeno che già si verifica alla ricerca di sempre più bassi salari e per abbattere i diritti del lavoro. Il cambiamento climatico non ha confini e va contrastato a tutti i livelli: il movimento sindacale lo sta facendo con proposte forti e unitarie. L’azione sindacale proseguirà con l’obiettivo di rafforzare e realizzare i contenuti del documento, partendo dal confronto con la società civile, i governi, le imprese e gli investitori.
In Italia le prossime sfide a breve termine riguarderanno il confronto con il governo sulla Sen, a partire dal documento unitario Cgil, Cisl e Uil e, nell’ambito del confronto con Confindustria, su “Il patto per la fabbrica” per l’inserimento di un grande piano per la formazione dei lavoratori volto alla riqualificazione professionale, necessaria per sostenere la transizione verso un’industria sostenibile e decarbonizzata.
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