#StopCETAday: il 5 novembre di nuovo in piazza per opporsi ai trattati di libero scambio
Dopo le manifestazioni dei mesi scorso contro il TTIP, la società civile tornerà in piazza nuovamente per richiamare l’attenzione sui trattati di commercio internazionali che minacciano la sovranità democratica Europea e per opporsi agli accordi di libero scambio nemici delle persone e del pianeta. Questa volta nel mirino dei manifestanti c’è l’accordo Canada Comprehensive Economic and Trade Agreement (CETA); infatti, dopo più di sette anni di contrattazioni, sembra che attualmente i leader politici Europei e Canadesi siano pronti a ratificare l’accordo.
Dopo l’opposizione del governo della Vallonia, che ha fatto slittare la firma del trattato (prevista inizialmente per il 27 ottobre) i comitati STOP TTIP chiedono che anche i cittadini s’impegnino a far sentire la propria voce: per questo domani, 5 Novembre 2016, i comitati hanno indetto lo #StopCETAday, che prevede manifestazioni in varie città d’Italia, con iniziative pubbliche e campagne virtuali; inoltre è a disposizione di chiunque sia interessato e/o voglia diffonderlo, il dossier “CETA: attacco al cuore dei diritti“, un adattamento in lingua italiana di “Making Sense of CETA”, un documento pubblicato a settembre da numerose organizzazioni della società civile europea.
“Si tratta di una mobilitazione necessaria per difendere dal basso una politica indipendente dai mercati – spiegano gli organizzatori della campagna -, riteniamo inaccettabile scavalcare i parlamenti nazionali su materie di tale importanza per la vita dei cittadini – e infine -non condividiamo l’impostazione dei grandi accordi commerciali, costruiti su misura per il grande business a discapito dei diritti e dei beni comuni.”
Dal report emerge con chiarezza che il CETA, come il TTIP, è un trattato che porterebbe enormi conseguenze nella vita dei cittadini europei, come la privatizzazione di beni che dovrebbero essere considerati invece comuni: ad esempio, il CETA limita la libertà dei governi eletti a riportare servizi privatizzati nella sfera pubblica. Per cui una volta che gli investitori stranieri si insediano in determinati settori e li privatizzano, ogni tentativo di ripristinare i servizi pubblici può dar luogo a richieste di indennizzo da parte degli investitori stranieri. Inoltre il CETA, come il TTIP, non difende il principio di precauzione, ma al contrario, incita la “cooperazione regolatoria”, che prevede che individui terzi, anche non legittimati democraticamente possano produrre leggi. In tal modo il CETA istituirebbe canali formali tramite i quali le imprese straniere possono essere le prime ad essere ascoltate nel processo di regolamentazione; ciò consentirebbe loro di esercitare pressioni contro l’adozione di regolamenti e normative a loro sconvenienti. Tra le istituzioni che possono partecipare alla cooperazione regolatoria previste dal CETA ci sono anche le filiali canadesi delle grandi imprese statunitensi della chimica, delle biotecnologie e dell’energia. Uno scenario che potrebbe portare rischi altissimi per l’ambiente, l’agricoltura e la salute delle persone, e che metterebbe a rischio gli accordi di Parigi raggiunti dopo la COP 21.
Per questo gli organizzatori del #StopCETAday invitano tutt* i cittadini a scendere in piazza contro questi trattati e a richiedere al ministro Carlo Calenda un dibattito pubblico e trasparente sul CETA prima della ratifica del trattato da parte dell’Italia.
Per informazioni sulle manifestazioni e sulle modalità di partecipazione alla campagna : https://stop-ttip-italia.net/mobilitazione-stopceta-05112016/