Tia, Tares e “federalismo” all’italiana, cosa c’è dietro le macchie di leopardo
La performance italiana sui rifiuti è nota soprattutto per i fallimenti istituzionali in alcune aree del Paese che hanno portato a ‘crisi’ di gestione del discaricato e della raccolta differenziata, accompagnate a ‘default’ ambientali ed economici (delle municipalizzate): tra i casi più noti Napoli, Palermo, Roma. In verità, la situazione complessiva italiana su gestione e smaltimento dei rifiuti riflette la situazione che caratterizza molti casi di produzione di beni pubblici o pubblici misti: una forte eterogeneità di performance tra aree geografiche, accompagnata in certi casi a una divergenza nel tempo tra le aree.
Questo è un punto “caldo” dell’applicazione del federalismo a produzione di beni ambientali, ovvero il decentramento fiscale e amministrativo della gestione. Lasciando la palla in mano alle singole regioni, province e municipalità forniamo potenziale flessibilità decisionale e di adattamento alle esigenze del territorio, ma rischiamo di generare processi divergenti e macchie di leopardo.
In questo caso il divide non è solo nord-sud. Come mostrano le mappe 1 e 2 (cfr. Mazzanti e Montini, 2013, vedi immagine) che analizzano i ricchissimi dati Ispra provinciali, le province italiane si raggruppano in classi omogenee rispetto alle performance su rifiuti e altre performance economiche in modo più complesso. Il ruolo del “capitale sociale” è sempre elevato nell’indurre processi virtuosi.
Sempre utilizzando i dati Ispra, unitamente a dati sulle performance economiche, sulle ‘politiche dei rifiuti’ e vari dati territoriali, studi statistici (Mazzanti e Montini, 2009; D’Amato et al., 2013) hanno via via mostrato come l’applicazione della TIA, eterogenea e realizzatasi solo in alcune aree, è stato uno dei fattori alla base di buone performance in tema di gestione dei rifiuti. Unitamente alla TIA, anche la tassa sulle discariche (del 1996) sembra essere fattore positivo alla base di smaltimenti virtuosi. La TIA fu applicata solo da alcune aree del Paese, che dimostrarono maggiore velocità ed efficacia di adozione e probabilmente sfruttarono gli elementi incentivanti che questo strumento permetteva per migliorare la raccolta ed anche ridurre la produzione dei rifiuti, che ricordiamo è ora l’assoluta priorità delle politiche europee.
La presente transizione verso la TARES (o altresì denominata) e l’uso di altri strumenti ‘economici’ quali le tasse sulle discariche – da soli non sufficienti ma necessari per mutare comportamenti verso la gestione dei rifiuti urbani – è un’occasione per ripensare il sistema italiano e migliorare le performance. Certo, la sfida centrale rimane. La palla e la responsabilità sono in mano ai comuni o a loro consorzi, con un ruolo rilevante delle regioni nell’indirizzo.
Le tariffe sui rifiuti vanno pensate in coerenza con gli espliciti criteri di ‘chi inquina paga’ e ‘copertura dei costi del servizio’, al fine di incrementare sia raccolta differenziata sia riduzione della produzione dei rifiuti: porta a porta, raccolta dedicata, incentivi economici al compostaggio, maggiore tariffazione per mancata separazione dei rifiuti etc. sono tra i possibili schemi. Politiche ben disegnate possono anche favorire specifici sviluppi tecnologici (Nicolli e Mazzanti, 2011) nel settore, che integrano sostenibilità e competitività basata sull’innovazione.
È opinione di chi scrive che vada evitato ogni inclusione della tariffa sui rifiuti in tassazione onnicomprensiva di immobili e beni pubblici indivisibili. La tariffa deve essere vicina al problema che affronta in modo specifico e trasparente per l’utente, unendosi a campagne di informazione. Anche la vecchia tassa sulle discariche può essere rivista, aggiornando i ‘prezzi’ e utilizzandone il gettito in modo più chiaro e visibile per obiettivi di sostenibilità dentro l’azione delle regioni. Anche in questo caso, il ‘federalismo’ va monitorato. È opinione di chi scrive che un momento istituzionale di raccordo tra l’azione regionale andrebbe rafforzato.
Riassumendo, grande responsabilità degli enti locali nell’applicazione innovativa delle tariffe, coerenza col principio di chi inquina paga e quindi con la prevenzione dei rifiuti, maggiore raccordo istituzionale tra comuni ed anche regioni, dato il rischio di situazioni a macchia di leopardo che annacquano la performance complessiva dell’Italia, non pessima, e possono generare ‘hot spot’ irreversibili.
- D’Amato A., Mazzanti M. Montini A., 2013, Waste Management in Spatial Environments, Routledge, London.
- Mazzanti M. Montini A., 2009, Waste & Environmental Policy, Routledge, London.
- Mazzanti M. Montini A. (2013), Clustering waste performances. Spatial and socio economic effects in the Italian environment, in Handbook of Waste Management (edited by Tom Kinnaman).
- Nicolli F. Mazzanti M. (2011), Diverting waste: the role of innovation, in OECD, Invention and transfer of environmental technologies, Paris: OECD.