Dal lavoro sul campo come teriologo al nuovo libro per Edizioni Dedalo

Uomo e orso possono convivere? Le Alpi che cambiano viste attraverso nove specie animali

Zibordi: «C’è bisogno di sfatare le false credenze che rappresentano la via principale attraverso cui l’opinione pubblica si approccia all’orso, al lupo, ma anche alla lince, alla volpe e al tasso»

C’è una cosa che avvantaggia chi si occupa di orsi rispetto a chi studia e lavora per la conservazione di altre specie altrettanto “polarizzanti” – politicamente o culturalmente – come per esempio il lupo.

«Gli orsi, ad un certo momento dell’anno, normalmente scompaiono per il sonno invernale (scientificamente semi-letargo o ibernazione, ndr): questo permette a noi di avere un tempo di pace, ossia un momento in cui le polemiche si placano e, nell’ambito della comunicazione col pubblico, si possono affrontare temi scomodi, che in tempo di guerra, cioè quando ci sono danni o incontri ravvicinati, la gente vivrebbe con isteria». Filippo Zibordi dixit. Professione: teriologo.

Parole non calate dall’alto ma, al contrario che nascono dal basso. Da anni di lavoro sul campo, dietro agli orsi, prendendosi non di rado la responsabilità di dire cose anche scomode. O sorprendenti. Comunque mai banali. Insomma, uno che, quando parla è meglio prendersi una sedia e fermarsi ad ascoltare.

Sarà forse per questa sua attitudine a far funzionare il cervello, merce sempre apprezzabile di questi tempi,che Zibordi ha deciso di pubblicare un nuovo libro, “L’uomo e l’orso possono convivere? Cosa ci insegnano il lupo, la volpe e gli altri predatori in un mondo che cambia”. Tema che definire stimolante è davvero il minimo, soprattutto dopo il caso JJ4 e le polemiche dell’estate scorsa con gli orsi trentini sulla graticola. Quest’ ultima fatica editoriale esce proprio in questi giorni per Edizioni Dedalo, quasi una strenna. Il diretto interessato però smentisce: «Macché strenna. Il libro esce a Natale per caso. È il frutto di un lavoro di almeno tre anni, durante i quali ho cercato di ripercorrere alcune mie esperienze professionali – dalle catture di ermellini in Adamello allo snow tracking dei lupi sulle Dolomiti di Brenta, dagli inseguimenti di orsi col radiocollare in lungo e in largo per le Alpi centrali fino alle catture di marmotte al Parco dello Stelvio – con lo scopo di collegarle alle grandi sfide che dobbiamo affrontare. Racconto di nove specie animali, che ho avuto la fortuna di studiare sul campo o di incontrare da vicino, per accompagnare il lettore alla scoperta delle dinamiche che stanno cambiando aspetto alle Alpi: riscaldamento climatico, modifiche ambientali, invasioni biologiche, ma anche inquinamento, perdita di suolo e abbandono delle terre alte. Ma soprattutto, nonostante il titolo, nel libro non parlo solo di orso».

Nel libro si parte dall’ermellino: la prima specie sulla quale ha “messo le mani”. Ci racconta qualcosa di più?

«L’ermellino è stata la specie protagonista della mia tesi di laurea. Una tesi che avevo fortemente voluto per legare insieme due temi che erano, e sarebbero rimasti, importanti nella mia vita: la montagna e gli animali selvatici. Anzi: la montagna e gli animali appartenenti all’ordine dei carnivori, perché proprio questo gruppo mi aveva affascinato fin dai primi esami di zoologia che avevo sostenuto all’università. Ricordo ancora l’attesa, mese dopo mese, dell’occasione giusta: un giorno apparve un bigliettino sulla stanza a vetri posta al centro del settore didattico di via Celoria, in Città Studi a Milano. Diceva: “Cercasi tesista automunito per tesi sull’ecologia dell’ermellino in Adamello”. Ricordo che la prima cosa che feci entrando in casa, dopo aver letto quell’annuncio, fu cercare sul voluminoso atlante dei miei genitori dove fosse esattamente l’Adamello. Bigliettini affissi sui muri, atlanti: sembra di parlare di un millennio fa… e infatti è così. In ogni caso, pochi mesi dopo mi ritrovai a catturare ermellini per posizionare loro minuscoli radiocollari, seguendone poi gli spostamenti lungo i ghiaioni della Val Nambrone, nel Parco Adamello Brenta. Come è andata a finire lo potete leggere nel libro».

Il libro è un alternarsi di racconti autobiografici, approfondimenti scientifici sulle specie, ma anche riflessioni su come la biologia e l’ecologia delle specie che lei tratta si intreccino con la nostra società,con la nostra storia, con la nostra cultura. È davvero così?

«Certamente lo è. Le volpi di Berlino est separate da quelle dell’ovest dal famoso Muro, i lupi che tornano a occupare Appennini e Alpi mano a mano che questi si spopolano, i cani procioni che vengono trasportati per farne pellicce ma finiscono per diffondersi dove e come vogliono loro. Sono tutti esempi, e nel libro ne fornisco tanti altri, che mostrano e confermano come le dinamiche della natura si mischino sovente con la storia dell’uomo, influenzandosi a vicenda. È qualcosa che mi affascina, forse ancor di più della biologia delle specie e per questo nel libro dedico all’argomento numerosi approfondimenti, come quello sulla cosiddetta volpe culturale o sulla mitologia legata all’orso o allo sciacallo».

Ogni anno escono alcuni libri sugli orsi e lei stesso ne ha scritti altri due sulla specie (“Sulla via dell’orso”, con Anna Sustersic per Idea Montagna e “Gli orsi delle Alpi. Chi sono e come vivono”, Blu edizioni), c’era davvero bisogno di un altro libro sugli orsi?

«A parte il fatto che questo non è un libro solo sugli orsi – anche se l’orso è la specie che ha più profondamente segnato la mia vita professionale, e questo si evince dal testo, come dal titolo e dalla copertina del libro – c’è una grande, costante e perdurante necessità di comunicare i grandi carnivori attraverso un’informazione corretta, scientifica e aperta al confronto. Oggi più ancora di ieri, dopo il drammatico accadimento della Val di Sole e tutto quello che ne è seguito, c’è bisogno di sfatare le false credenze e sgonfiare le errate percezioni che rappresentano la via principale attraverso cui l’opinione pubblica si approccia all’orso, al lupo, ma anche alla lince, alla volpe e al tasso. “L’uomo e l’orso possono convivere?” è un modesto tentativo in quella direzione».

di Mauro Fattor per greenreport.it