Verso la sostenibilità: consapevolezza ed engagement delle nuove generazioni

Uno studio preliminare dell’Università di Ferrara indaga come i giovani ferraresi si approcciano alla transizione

Una tra le più grandi sfide del nostro tempo è combattere il cambiamento climatico rompendo il legame apparentemente strutturale tra crescita economica ed emissioni di gas serra. Questo sarà possibile solo adottando un modello concreto di sviluppo sostenibile, e quindi attuando un profondo cambiamento nel modo in cui produciamo e consumiamo, aprendo la porta a nuove opportunità.

Per favorire questo modello, l’Unione Europea ha elaborato una serie di azioni e programmi, tra questi l’European green deal (Egd) stilato nel 2019 ricopre un ruolo decisivo. Finalizzato a raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, l’Egd fornisce un ampio programma per la decarbonizzazione, la riduzione dei rifiuti e dell’inquinamento, e il riconoscimento dello sviluppo sostenibile al centro dell’agenda politica dell’Ue.

Tuttavia, un quadro politico completo e coordinato non è sufficiente, se non si basa sulle buone abitudini a livello di comunità. I comportamenti sono infatti spesso guidati dalla coscienza delle persone, pertanto, in questo dibattito diventa centrale porre l’attenzione anche sulla consapevolezza ambientale dei cittadini “non esperti”. Comprendere i livelli di preoccupazione e le percezioni delle persone sulla transizione sostenibile che caratterizzerà i prossimi tre decenni è di fondamentale importanza, poiché le possibilità di raggiungere uno sviluppo sostenibile risiedono nella capacità delle generazioni attuali di agire in questa direzione.

Nello specifico, un ruolo cruciale è ricoperto dal coinvolgimento delle nuove generazioni, le quali, si troveranno più di tutte a pagare il conto futuro del degrado ambientale che stiamo vivendo. Un cambiamento nelle abitudini delle generazioni di oggi è infatti decisivo per determinare il futuro che ci aspetta domani, di cui loro stessi saranno i protagonisti.

Positivamente, l’emergere di movimenti guidati dai giovani suggerisce il loro crescente riconoscimento ed impegno nelle politiche di sviluppo sostenibile. Un esempio notevole è fornito dai Fridays for future, nati nel 2018 dopo una serie di scioperi organizzati dall’allora quindicenne Greta Thunberg per protestare contro una politica inerme di fronte alla crisi climatica. Tuttavia, all’interno di questo apparente generale trend positivo, qual è lo stato di consapevolezza e il coinvolgimento delle generazioni di oggi sul tema del cambiamento climatico?

A questa domanda ha provato a rispondere un’indagine condotta dal Centro di ricerca su economia circolare, innovazione e Pmi (Cercis) dell’Università di Ferrara, rivolta a giovani studenti delle scuole superiori. L’indagine è stata condotta in occasione del Festival della sostenibilità ambientale, organizzato dalla Provincia di Ferrara: il Festival aveva l’obiettivo di aumentare la consapevolezza delle giovani generazioni per ambire ad un futuro sostenibile attraverso iniziative individuali e collettive a livello locale e regionale. Workshop e webinar online realizzati da esperti nei settori dell’economia circolare, del cambiamento climatico e della transizione ecologica hanno permesso di raggiungere più di 300 studenti, ai quali sono stati sottoposti dei questionari durante le attività.

Nell’insieme, l’analisi fornisce una panoramica sul livello di preoccupazione e di consapevolezza delle giovani generazioni sulla questione del cambiamento climatico, della transizione sostenibile ed ecologica che permetterà di capire il loro grado di impegno. Le risposte valide raccolte sono più di 200, e offrono interessanti spunti di riflessione.

I partecipanti sono tutti adolescenti tra i 15 e i 19 anni, provenienti da istituti tecnici, professionali e da licei della provincia di Ferrara. I dati suggeriscono che coloro che considerano il cambiamento climatico una priorità attuale e un fenomeno che avrà effetto sulla vita delle generazioni attuali e future sono maggiormente i sedicenni provenienti dagli istituti superiori tecnici.

Il 44% degli intervistati dichiara di conoscere i Sustainable development goals, ed il principale canale di informazione è la scuola (43%), seguito da televisione (24%) e social network (23%). D’altra parte, per quanto riguarda il cambiamento climatico, il 45% degli studenti lo ritiene una tematica di priorità attuale, infatti il 62% dichiara che le conseguenze del cambiamento climatico influenzeranno la loro vita e quelle delle generazioni a venire. Nonostante questo, il 45% dei rispondenti afferma di non sapere come agire, sebbene ritenga che le proprie azioni siano determinati per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Questo aspetto si riflette sui dati inerenti al coinvolgimento dei rispondenti in attività legate a risparmio energetico, consumo di acqua, riutilizzo e preferenze di consumo. Infatti, se da un lato positivamente l’84% dichiara di fare sempre la raccolta differenziata e il 54% di prestare sempre attenzione al consumo di acqua, dall’altra il 42% dichiara di non agire mai in favore del risparmio energetico, il 60% di non acquistare o utilizzare mai prodotti di seconda mano, e il 57% nota raramente “l’environmental footprint” dei prodotti che acquista.

Questo crea un paradosso che in Italia è già conosciuto, quasi culturalmente tradizionale, ossia che la consapevolezza non sempre corrisponde alle azioni: nonostante la percezione di urgenza che la maggioranza dei giovani dimostra avere, i comportamenti pro-ambientali sembrano piuttosto seguire prima di tutto le imposizioni delle istituzioni (è il caso della raccolta differenziata). I giovani non hanno ben chiaro come poter realmente cambiare la situazione, e definire il loro ruolo nella società diventa un obiettivo reale per le agende politiche e per le scuole, incaricate di formare gli adulti di domani.