La ricerca dell’Istituto superiore di sanità, del Cnr-Irea, dell’Enea e dell’Arpa Piemonte
Cosa sappiamo davvero sui rischi per la salute legati al 5G
Si tratta di una tecnologia che porterà molti più impianti emittenti sul territorio, ma con potenze medie più basse e caratteristiche peculiari. Sarà necessario attendere la fine della fase di sperimentazione, ma già oggi è in corso un approccio «molto cautelativo che permette di assicurare il rispetto dei limiti in qualsiasi condizione di esposizione»
[8 Agosto 2019]
Le reti di quinta generazione, ovvero il 5G, rappresentano non solo l’ormai prossima rivoluzione nel campo della telefonia mobile, ma anche il caposaldo di una grande varietà di applicazioni: le reti 5G saranno in grado di offrire la colonna portante al cosiddetto “Internet delle cose”, ovvero la comunicazione tra oggetti dotati di sensori, come gli elettrodomestici nel caso della domotica o le auto a guida autonoma, fino a mettere in collegamento miliardi di oggetti e sistemi, anche in ambiti critici come l’energia, i trasporti, le banche e la salute, nonché i sistemi di controllo industriali. Tanto che l’Unione europea considera il 5G «una risorsa fondamentale per l’Europa per competere sul mercato mondiale. Si prevede che nel 2025 i profitti generati dal 5G a livello mondiale raggiungeranno l’equivalente di 225 miliardi di euro. Un’altra fonte indica che i benefici dell’introduzione del 5G in quattro settori industriali chiave, vale a dire industria automobilistica, sanità, trasporti ed energia, possono raggiungere i 114 miliardi di euro all’anno».
Una rivoluzione che non ha mancato però di sollevare importanti quesiti relativi al suo impatto sulla salute umana, fino a sollevare la prospettiva di scenari apocalittici. Ma quali sono le indicazioni che arrivano realmente dalla ricerca scientifica? La fotografia più aggiornata arriva dal rapporto Istisan 19/11 Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche, appena elaborato da ricercatori dell’Istituto superiore di sanità, del Cnr-Irea, dell’Enea e dell’Arpa Piemonte.
La storia mostra già che la potenza media per chiamata di un cellulare connesso ad una rete 3G o 4G è 100-500 volte inferiore a quella di un dispositivo collegato ad una rete 2G, ma le caratteristiche intrinseche della tecnologia 5G – come il beam-forming, ovvero alla capacità di indirizzare il fascio di radiazione emesso dalla stazione radio base verso l’utente – impongono ulteriori considerazioni al fine di valutare correttamente l’esposizione: occorrerà ad esempio considerare non solo i livelli medi del campo elettromagnetico ambientale, stimati con metodi di tipo statistico, ma anche i livelli di picco possibili per periodi di tempo molto brevi, inferiori al minuto, tipici delle fluttuazioni che sono proprie di questi segnali. «Tale aspetto – spiega il rapporto – richiederà un adeguamento della normativa nazionale che, ad oggi, non considera esposizioni di breve durata ma solo esposizioni continuative stabilendo limiti sulla base di valori di campo elettromagnetico mediati su 6 minuti o su 24 ore».
In linea generale, dal rapporto emerge che la tecnologia 5G – attualmente in fase di sperimentazione – rappresenta uno sviluppo delle telecomunicazioni che potrà portare nel prossimo futuro sostanziali modifiche nell’infrastruttura delle reti di antenne installate sul territorio, con «un incremento notevole del numero di impianti installati sul territorio» ma al contempo «potenze medie degli impianti emittenti più basse», e «una ulteriore riduzione dei livelli medi di campo sarà dovuta alla rapida variazione temporale dei segnali».
Ne risulta che gli scenari di un utilizzo a regime della tecnologia 5G «si realizzeranno in un futuro non facilmente prevedibile» e «al momento non è possibile formulare una previsione sui livelli di campo elettromagnetico ambientale dovuti allo sviluppo delle reti 5G», con una valutazione adeguata dell’impatto di questa nuova tecnologia che «potrà essere effettuata solo a seguito di una conoscenza dettagliata delle caratteristiche tecniche degli impianti e della loro distribuzione sul territorio». Quel che è certo è che «sono attualmente in corso in Italia le prime installazioni sperimentali di sistemi per telecomunicazione con tecnologia 5G, il cui impatto elettromagnetico viene valutato dalle Agenzie regionali per la protezione ambientale considerando il diagramma di inviluppo senza fattori di riduzione statistici. Tale approccio, molto cautelativo, permette di assicurare il rispetto dei limiti in qualsiasi condizione di esposizione».
L. A.