Le emissioni di gas serra spiegate dall’Ispra: la lotta alla crisi climatica in Italia è (quasi) ferma
Sono in diminuzione del 17% rispetto al 1990, ma nell’ultimo anno censito il calo si ferma allo 0,9%. Rinnovabili in stallo dal 2014
[21 Aprile 2020]
Alla vigilia della Giornata mondiale della Terra, l’Ispra fa il punto sulle emissioni italiane gas serra evidenziando un sostanziale stallo nella lotta alla crisi climatica nel nostro Paese: «Nel 2018 le emissioni diminuiscono del 17% rispetto al 1990, passando da 516 a 428 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, e dello 0,9% rispetto all’anno precedente». In altre parole le emissioni italiane di gas serra sono diminuite di meno dell’1% tra il 2017 e il 2018, quando si fermano i dati ufficiali: rimane dunque molto distante l’obiettivo europeo proposto dalla Commissione Ue per il 2030, con un taglio del 50-55% rispetto alle emissioni del 1990.
Attraverso l’Italian emission inventory 1990-2018 e il rapporto 2020 sui Fattori di emissione atmosferica di gas a effetto serra nel settore elettrico nazionale e nei principali Paesi europei, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale mostra che «circa la metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti derivano dai settori della produzione di energia e dei trasporti, che registrano un +2% rispetto al 1990. L’aumento maggiore è dovuto al trasporto su strada (+3%) a causa dell’incremento della mobilità di merci e passeggeri».
Calano le emissioni del settore agricoltura (-13%), quelle delle industrie energetiche (-30% nel 2018 rispetto al 1990, nonostante un aumento nei consumi di energia elettrica da 218,7 TWh a 295,5 TWh) e quelle legate ai processi industriali (-14,2% sul 1990). Crescono invece le emissioni energetiche dal settore residenziale e servizi (aumentate del 6% a fronte di un incremento dei consumi energetici pari al 18,3%), correlate all’aumento del numero delle abitazioni e dei relativi impianti di riscaldamento oltre che, in termini congiunturali, ai fattori climatici annuali. Salgono anche (+5,6%) le emissioni derivanti dalla gestione e dal trattamento dei rifiuti, destinate però «a ridursi nei prossimi anni attraverso il miglioramento dell’efficienza di captazione del biogas e la riduzione di materia organica biodegradabile in discarica grazie alla raccolta differenziata», che ovviamente rappresenta solo uno step intermedio verso l’effettivo avvio a recupero dei rifiuti raccolti.
Per un’analisi di dettaglio sul contributo (e l’andamento) dei vari gas serra si rimanda invece al National inventory report 2020 – Italian greenhouse gas inventory 1990-2018: da un’analisi di sintesi per il periodo 1990-2018 l’Ispra evidenzia che «le emissioni nazionali totali dei sei gas serra, espresse in CO2 equivalente, sono diminuite del 17.2% nel 2018 rispetto al 1990. In particolare, le emissioni complessive di CO2 sono pari all’81.4% del totale e risultano nel 2018 inferiori del 20.5% rispetto al 1990. Le emissioni di metano e di protossido di azoto sono pari a circa il 10.1% e 4.1% del totale, rispettivamente, e presentano andamenti in diminuzione sia per il metano (-10.8%) che per il protossido di azoto (-32.0%). Gli altri gas serra, HFC, PFC, SF6 e NF3, hanno un peso complessivo sul totale delle emissioni che varia tra lo 0.01% e il 3.9%».
Complessivamente il trend nelle emissioni di gas serra italiane mostra dunque miglioramenti netti rispetto al 1990, che sono però andati affievolendosi negli ultimi anni, risultando del tutto insoddisfacenti rispetto agli sfidanti obiettivi posti dall’Ue per il 2030 e il 2050; lo stesso, purtroppo, può dirsi per quanto riguarda le fonti rinnovabili.
La quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili mostra infatti «un rapido incremento dal 2005 fino al 2014», poi la spinta è andata esaurendosi fino ai nostri giorni: nel settore elettrico tali fonti «hanno coperto il 43,1% della produzione lorda nazionale nel 2014, mentre negli anni successivi si è avuta una sensibile contrazione della quota rinnovabile, scesa fino a 35,1% nel 2017 e risalita a 39,5% nel 2018».
Senza mettere in campo un’adeguata politica industriale di decarbonizzazione, i risultati nei prossimi anni non arriveranno da soli. Neanche la pandemia da Covid-19 potrà dare un “aiuto” in tal senso: l’Ispra stima che nel primo trimestre del 2020 le emissioni italiane di gas serra saranno inferiori del 5-7% rispetto a quelle dello stesso trimestre del 2019 ma questa riduzione – in quanto solo temporanea – non contribuisce alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici, che ha invece «necessità di modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali». Sta a noi metterle in atto, non certo al coronavirus.
L. A.