Corepla annuncia le vie legali, parlando di «un’attività in pesante e strutturale perdita economica»

Nuova crisi sugli imballaggi in plastica, dall’Agcm una multa da 27 mln di euro a Corepla

Non tutti i rifiuti sono risorse, e la battaglia legale che infuria sulla gestione delle bottiglie in Pet sta portando a galla questa scomoda verità

[11 Novembre 2020]

Cosa succede dopo la raccolta differenziata? Sulla gestione degli imballaggi in plastica infuria una battaglia legale, che ieri ha raggiunto un nuovo apice: l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha irrogato una sanzione pecuniaria da oltre 27 milioni di euro al consorzio Corepla, perché avrebbe abusato della «propria posizione dominante nel mercato italiano dei servizi di avvio a riciclo e recupero degli imballaggi plastici in pet ad uso alimentare (bottiglie di plastica per acqua e bibite)» ai danni di un altro consorzio, Coripet, costituito dai produttori di bottiglie in plastica per liquidi alimentari (in precedenza aderenti a Corepla).

A valle di un’istruttoria, l’Agcm afferma che «Corepla ha attuato un’articolata strategia volta a ostacolare l’operatività di Coripet, autorizzato ad operare in via provvisoria dal Ministero dell’Ambiente da aprile 2018 sulla base di un progetto innovativo di avvio a recupero e riciclo del pet». Questo progetto “innovativo” prevede «la gestione di materiali rinvenienti, oltre che dalla tradizionale raccolta differenziata urbana, anche dalla progressiva installazione sul territorio di raccoglitori automatici (c.d. eco-compattatori), in grado di ricevere direttamente dai consumatori finali le bottiglie di plastica per liquidi vuote», dietro benefit economici incentivanti per chi appunto utilizza gli eco-compattatori.

In particolare, secondo l’Agcm «Corepla ha impedito a Coripet di accedere alla gestione dei rifiuti plastici riconducibili ai propri consorziati, sia ostacolando il raggiungimento di un accordo del nuovo entrante con l’Anci, sia rifiutandosi di stipulare con Coripet un accordo transitorio, che si era reso necessario per l’impossibilità di siglare direttamente un accordo con l’Anci», che è stato poi siglato a maggio di quest’anno.

Da qui la decisione di una sanzione monstre. Corepla ne prende atto ma ha già annunciato che la partita non finisce qui: «Adiremo le vie di giustizia per impugnare il provvedimento». Il consorzio «ritiene infatti di non aver in alcun modo ostacolato l’accesso al mercato di Coripet e di aver sempre operato al solo fine di garantire la continuità dei servizi di raccolta differenziata e riciclo, a beneficio dei Comuni e dei cittadini. Va ricordato – aggiungono dal Consorzio – che Corepla è un ente no-profit che si fa carico di un importante compito istituzionale occupandosi del recupero di tutte le tipologie di imballaggi in plastica di sua competenza raccolti sul territorio nazionale. Il fine del consorzio non è quindi quello di realizzare un profitto o un vantaggio economico, bensì quello di portare a termine la propria delicata missione ambientale a beneficio della collettività, facendosi carico di un’attività in pesante e strutturale perdita economica».

Un dato, quest’ultimo, che merita di essere messo in evidenza. Adesso la giustizia è chiamata a fare il suo percorso, ma indipendentemente dall’esito nel frattempo c’è da affrontare una difficoltà oggettiva nella gestione degli imballaggi in plastica. È bene ricordare, infatti, che non tutti i rifiuti sono – o possono essere – risorse: lo sono quelli a cui viene attribuito un valore di mercato congruo. Altrimenti sono un disvalore, dal punto di vista economico. Ed è precisamente a quanto accade con molti rifiuti da imballaggio in plastica, che da una parte non possono essere tecnicamente riciclati, mentre al contempo non trovano spazio nei termovalorizzatori presenti sul territorio nazionale (perché inadeguati ad accoglierli, o perché semplicemente insufficienti) e dunque negli anni scorsi hanno preso la via dell’export, anch’essa sempre più complicata; restano le discariche – quando ci sono –, ma qui per portare i rifiuti si paga, non si riscuote.

Ciò però non toglie che tramite la raccolta differenziata si continuino a raccogliere tutte le frazioni degli imballaggi in plastica, non solo quelle più remunerative, come il Pet. È evidente che occorra trovare un nuovo equilibrio, perché da una parte c’è un consorzio (Coripet) che si candida a gestire gli imballaggi in plastica che è più remunerativo avviare a riciclo, dando anche dei benefit economici a chi glieli fornisce usando gli eco-compattatori; dall’altra c’è un altro consorzio, Corepla, che vedrebbe crescere sempre più la responsabilità di gestire le altre e non remunerative frazioni, con costi di raccolta molto salati e un’impiantistica a valle ampiamente inadeguata. Il rischio è che a rimetterci sia la cura della casa comune, l’ambiente.

«Abbiamo piena fiducia nel sistema giudiziario e siamo quindi certi che si giungerà celermente ad una decisione definitiva che accolga le nostre legittime osservazioni; diversamente – osserva nel merito Corepla – si finirebbe col danneggiare il raggiungimento degli obiettivi ambientali e con esso l’interesse pubblico».