Ispra, nell’ultimo anno le emissioni di gas serra italiane sono crollate più del Pil: -9,8%
Un dato legato «prevalentemente» alle restrizioni dovute al Covid-19, ma la soluzione alla crisi climatica resta lontana
[23 Febbraio 2021]
La transizione ecologica che l’Italia s’appresta (si spera) ad iniziare parte da due dati speculari: -9,8% e -8,9%, ovvero rispettivamente il crollo nelle emissioni di gas serra e del Pil nazionali comunicati oggi da Ispra.
È la stima di un crollo verticale che arriva «prevalentemente a causa delle restrizioni dovute al Covid-19», come spiegano direttamente dall’Istituto nazionale per la protezione e la ricerca ambientale. Ed è più marcata di quanto fosse lecito pensare: solo tre mesi fa dall’Ispra stimavano un calo nelle emissioni pari al 9,2% a fronte di una diminuzione del Pil dell’8,2%.
I dati non sono ancora definitivi, sottolineano dall’Istituto, ma ormai gli ordini di grandezza in gioco sono chiari così come l’impatto della pandemia. L’andamento stimato è infatti dovuto alla riduzione delle emissioni per la produzione di energia elettrica (-12,6%), per la minore domanda di energia, e dalla riduzione dei consumi energetici anche negli altri settori, industria (-9,9%), trasporti (-16,8%) a causa della riduzione del traffico privato in ambito urbano, e riscaldamento (-5,8%) per la chiusura parziale o totale degli edifici pubblici e delle attività commerciali.
Come dettaglia l’Ispra, a livello nazionale nel 2020 la domanda di energia elettrica è calata del 5,3% e la produzione termoelettrica del 6,4% (mentre le fonti rinnovabili sono arrivate a soddisfare il 38% della domanda). La produzione industriale è diminuita dell’11,4%, e anche la mobilità – viste le restrizioni imposte per contenere la pandemia – ha registrato robusti cali su tutti i fronti.
«Per quanto riguarda i trasporti su strada – snocciola l’Istituto – i consumi di benzina, gasolio, e Gpl sono diminuiti nei primi nove mesi del 2020 rispettivamente del 19%, 15% e 19% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente». Infine, anche i consumi di gas per il riscaldamento domestico e commerciale sono diminuiti del 7% nel 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019.
Di fronte a un quadro simile, è naturale che anche le emissioni di gas serra antropiche siano precipitate. Ma di certo non può essere questo un modello per aspirare allo sviluppo sostenibile, dove oltre alla dimensione ambientale vengono salvaguardate anche quella sociale e quella economica.
L’unica buona notizia riguarda il disaccoppiamento tra andamento del Pil ed emissioni climalternanti, che si verifica quando in un dato periodo il tasso di crescita della pressione ambientale (le emissioni di gas serra, in questo caso) è inferiore a quello dell’attività economica (ad esempio, il Pil) che ne è all’origine. Nel 2020 infatti le emissioni (-9,8%) sono calate più del Pil (-8,9%).
Ma non si tratta di una novità: anche nel 2019 il Pil era cresciuto dello 0,3% rispetto all’anno precedente mentre le emissioni erano calate del 2,4%. Il punto è che questo disaccoppiamento era ed è troppo lento per far fronte alla crisi climatica, soprattutto perché nel mentre il livello assoluto delle emissioni italiane resta pressoché stabile da anni.
A fine 2019 le emissioni nazionali di CO2 erano infatti pressoché paragonabili a quelle registrate nel 2014: di fatto, cinque anni di stallo. Ma la crisi climatica non aspetta: oggi viviamo in un Paese più caldo di circa 1,7°C rispetto all’inizio degli anni ’80, contro una media globale di +0,7°C, e se non metteremo subito un freno al riscaldamento globale, tra 30 anni potrebbe costare all’Italia l’8% del Pil – ovvero poco meno del -8,9% provocato dalla pandemia – ogni anno.
Come già argomentato proprio dall’Ispra, il calo enorme – ma momentaneo – delle emissioni registrato nel 2020 non conforta, dato che «tale riduzione non contribuisce alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici, che ha invece necessità di modifiche strutturali».
Anzi, il rischio sta adesso nell’attesa ripresa economica: anche nel 2009, a causa della crisi finanziaria, le emissioni globali di CO2 calarono dell’1,44% lasciando ben sperare sulle possibilità di introdurre un modello di sviluppo più sostenibile. Poi nel 2010 crebbero del 5,13%, ovvero molto più velocemente rispetto al pre-crisi. La soluzione sta appunto nella transizione ecologica, che non si realizzerà però da sola: è il risultato che resta da conquistare.