I Verdi votano no: «Insufficiente e priva di coraggio»

L’Europarlamento approva la nuova legge sul clima, mentre l’Italia resta indietro

L'impegno politico del Green deal per raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050 adesso è un obbligo vincolante

[24 Giugno 2021]

Con 442 voti favorevoli, 203 contrari e 51 astensioni, la plenaria dell’Europarlamento ha approvato oggi la nuova legge Ue sul clima, innalzando l’obiettivo al 2030 di riduzione delle emissioni di gas serra dal 40% al 55% rispetto al 1990. Un accordo che dovrebbe essere formalmente approvato a breve dal Consiglio, per poi essere pubblicato in Gazzetta ufficiale.

Il target di lungo periodo resta fissato al 2050, quando il Vecchio continente dovrà essere climaticamente neutro e dopo «punterà a emissioni negative». In altre parole, entro la metà del secolo le emissioni nette di gas serra dovranno azzerarsi, ovvero ridursi tanto da far sì che gli ecosistemi europei possano assorbirle totalmente, per poi migliorare ancora.

E nel frattempo? La Commissione presenterà una proposta per un obiettivo per il 2040 al più tardi sei mesi dopo la prima revisione globale nel 2023 prevista dall’Accordo di Parigi, pubblicando  la quantità massima di emissioni di gas serra che l’Ue può emettere fino al 2050 senza mettere in pericolo gli impegni climatici: questo cosiddetto “bilancio di gas serra” sarà uno dei criteri per definire l’obiettivo rivisto dell’Ue per il 2040. Entro il 30 settembre 2023, e successivamente ogni cinque anni, la Commissione valuterà inoltre  progressi collettivi fatti da tutti i paesi dell’Ue, così come la coerenza delle misure nazionali, verso l’obiettivo della neutralità climatica.

Al fine di garantire riscontri obiettivi nel merito, inoltre, sarà istituito un Comitato consultivo scientifico europeo sul cambiamento climatico per monitorare i progressi e valutare se la politica europea è coerente con questi obiettivi.

«Sono orgogliosa che finalmente abbiamo una legge sul clima – commenta l’europarlamentare e relatrice svedese Jytte Guteland – Abbiamo confermato un obiettivo di riduzione delle emissioni nette di almeno il 55%, più vicino al 57% (tenendo conto del contributo offerto dall’assorbimento della CO2 legato all’uso del suolo, come nel caso della silvicoltura, ndr) entro il 2030 secondo il nostro accordo con la Commissione. Avrei preferito andare anche oltre, ma questo è un buon accordo basato sulla scienza che farà una grande differenza. L’Ue deve ora ridurre le emissioni nel prossimo decennio, più di quanto abbia fatto nei tre decenni precedenti messi insieme. Abbiamo obiettivi nuovi e più ambiziosi che possono ispirare altri paesi a fare un passo in avanti».

Un entusiasmo che non è però condiviso dal gruppo dei Verdi, in quanto la scarsa ambizione della legge sul clima di fatto infrangerebbe le promesse dell’Accordo di Parigi. «Votiamo contro questa legge – dichiara la delegazione italiana dei Greens/Efa – perché la riteniamo inadeguata e perché non si è avuto il coraggio di bloccare i finanziamenti ai combustibili fossili. Votiamo no poiché la soglia pattuita di riduzione delle emissioni al 55% risulta non solo insufficiente per il raggiungimento degli obiettivi posti dagli Accordi di Parigi, ma anche non effettiva, dal momento che nel calcolo sono state inserite le emissioni assorbite dal suolo e dalle foreste, cosicché la percentuale reale si riduce al 52,8% (dando dunque un’interpretazione opposta a quella di Guteland, ndr). Sicuramente una legge europea sul clima rappresenta un’occasione storica, per la quale l’azione politica dei Greens è stata fondamentale, tuttavia siamo ancora lontani da una legge che possa contrastare i cambiamenti climatici».

Nel frattempo, anche se a piccoli passi l’Europa avanza, l’Italia sta restando indietro nella lotta alla crisi climatica che avanza sempre più velocemente. Dopo il temporaneo crollo legato alla pandemia, le emissioni di gas serra hanno ripreso a crescere, ma già nel 2019 la loro riduzione procedeva più lentamente a livello nazionale che europeo. Nell’anno prima della pandemia l’Italia ha infatti emesso circa 10 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2018, per restare in linea con il Green deal europeo avrebbero dovuto essere 17.

Come risultato, di fatto le emissioni italiane di gas serra sono praticamente ferme ai livelli del 2014; sono dunque 7 gli anni persi nella lotta alla crisi climatica. E pensare che il modello per cambiare strada ce l’avremmo in casa, con la Provincia di Siena che è riuscita a traguardare – ormai dal 2011 – il risultato che l’Europa intera si prefigge di raggiungere solo entro il 2050: azzerare le emissioni nette di gas serra, per contrastare la crisi climatica in corso. In realtà il bilancio locale dei gas serra è ancora migliore, dato che viene assorbito un ammontare di CO2eq pari al 101% di quella emessa (dato 2019, certificato ISO 14064 dal gruppo di Ecodinamica dell’Università di Siena).