All’Italia serve una legge sul clima per smettere di rimandare la transizione ecologica
Ronchi: «Renda legalmente vincolanti i target climatici che andranno declinati anche per i principali settori economici, coinvolgendo Regioni e Comuni»
[2 Dicembre 2021]
Nonostante annunci e proclami a favore della transizione ecologica, l’Italia negli ultimi anni ha rallentato nella lotta contro la crisi del clima, frenando le rinnovabili e il percorso di decarbonizzazione.
La Conferenza nazionale sul clima di Italy for climate, in corso oggi in modalità virtuale, mette in fila impietosamente i dati che documentano lo stallo: dal 2014 e il 2019 le emissioni si sono ridotte di appena 10 milioni di tonnellate di CO2eq. Ad allarmare è anche l’aumento dei consumi di energia + 9% (tra il 1990 e il 2019) e il dato sull’utilizzo delle fonti rinnovabili: ferme dal 2015 al 2019 e addirittura diminuite nell’anno della pandemia di circa 400 mila tonnellate equivalenti di petrolio (circa il 2%). Ad oggi, inoltre, in Italia circa l’80% del fabbisogno energetico è soddisfatto da gas, petrolio e carbone.
È dunque evidente la necessità di mettere in campo nuovi strumenti, a partire da quelli legislativi, per invertire la rotta. Da qui la proposta di introdurre anche in Italia – come già successo in Germania, Francia Spagna e Regno Unito – una legge per la protezione del clima che renda legalmente vincolanti nuovi target nazionali, in linea con i nuovi impegni europei al 2030 e con il percorso verso la neutralità carbonica al 2050.
«Gli obiettivi climatici adottati dall’ Italia con il Piano nazionale per l’energia e il clima (il Pniec nato già vecchio a inizio 2020, e ancora non aggiornato, ndr) non sono in linea con i nuovi target europei. L’Italia – dichiara Edo Ronchi, presidente della Fondazione sviluppo sostenibile e promotore di Italy for climate, nonché ex ministro dell’Ambiente – deve fare di più varando una legge per la protezione del clima che renda legalmente vincolanti e aggiornati i suoi target climatici che andranno declinati anche per i principali settori economici: industria, trasporti, agricoltura ed edifici. Solo attraverso una fonte giuridica di livello legislativo, votata dal Parlamento, è possibile stabilire obiettivi ambiziosi e condivisi, non soggetti a facili modifiche o cambi di direzione. Serve un percorso chiaro e trasparente che deve mirare ad aumentare il coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni ed attivare nuovi strumenti economici e fiscali per sostenere la transizione climatica, attribuendo alle misure per il clima il carattere di misure di interesse pubblico prioritario e definendo misure concrete per accelerare la decarbonizzazione».
La Roadmap 2.0 proposta da Italy for climate per raggiungere la neutralità carbonica entro la metà del secolo prevede una riduzione delle emissioni del 55% al 2030 rispetto al 1990 – già indicata dall’Ue cl pacchetto “Fit for 55” – a fronte del taglio del 19% registrato al 2019. Per fare questo in appena un decennio sarà necessario ridurre i consumi energetici di circa il 15% e raddoppiare la produzione di fonti rinnovabili, portandole nel settore elettrico al 70% della produzione nazionale e facendole crescere in modo significativo anche nella generazione di calore e nei trasporti: complessivamente queste dovranno arrivare a soddisfare circa il 43% del fabbisogno energetico nazionale.
«L’Italia non è ancora sulla strada giusta per rispettare gli impegni dell’Accordo di Parigi e rispondere alla chiamata della recente Cop26 – aggiunge Andrea Barbabella, coordinatore di Italy for climate – La neutralità climatica è un traguardo sfidante che richiede un percorso chiaro, efficace e condiviso. Non esistono percorsi e soluzioni uniche adatte per tutti: l’obiettivo è comune, ma diversi sono i contributi che ciascun settore dell’economia può e deve mettere in campo. Nella nostra Roadmap climatica abbiamo avanzato oltre 40 proposte di intervento, articolate nei singoli settori economici, che potrebbero essere decisivi nel processo di decarbonizzazione del Paese».
Proponiamo di seguito integralmente le principali proposte avanzate da Italy for climate per i vari settori economici presi in esame:
Industria: Quello industriale è il primo settore per emissioni di gas serra in Italia, con il 37% del totale nazionale, ma è anche quello che più di tutti le ha ridotte, con un taglio dal 1990 al 2019 di 85 milioni di tonnellate di Co2eq. Secondo la Roadmap 2.0 di I4C, il settore industriale dovrà tagliare le proprie emissioni del 43% rispetto al 2019, arrivando a circa 87 milioni di tonnellate di CO2 equivalente nel 2030. Questo taglio sarà reso possibile non solo grazie ad una riduzione degli attuali consumi di energia dell’11%, ma soprattutto grazie ad una importante crescita delle fonti rinnovabili (che nel 2030 saranno il doppio di quelle attuali) e alla elettrificazione di una parte dei consumi da combustibili fossili.
Edifici: Il comparto degli edifici – residenziali, pubblici e commerciali – è il secondo per emissioni (il 28% delle emissioni nazionali) ma il primo per consumi di energia con quasi la metà del totale nazionale. Dal 1990 al 2019 ha ridotto del 10% le emissioni di gas serra, ma allo stesso tempo ha aumentato di ben il 44% il consumo energetico. Secondo la Roadmap I4C gli edifici sono il settore che fornirà il maggior contributo in termini di riduzione delle emissioni di gas serra nazionali da oggi al 2030, con un taglio del 55% rispetto al 2019 grazie soprattutto alla riqualificazione energetica degli edifici: il 2% degli edifici privati e il 3% degli edifici pubblici ogni anno dovranno essere riqualificati in “deep renovation”, cioè migliorando in modo significativo la performance energetica dell’edificio.
Trasporti: Quello dei trasporti rappresenta il terzo settore per emissioni di gas serra, con il 26% del totale nazionale. Ma soprattutto è l’unico settore che nel trentennio analizzato non ha ridotto affatto le proprie emissioni rimaste attorno a 110 milioni di tonnellate di CO2eq. Il settore dovrà ridurre entro il 2030 le proprie emissioni di gas serra del 29% rispetto al 2019. Secondo la Roadmap I4C, i trasporti dovranno ridurre entro il 2030 le proprie emissioni di gas serra del 29% rispetto al 2019 e i propri consumi di diesel e benzina del 34%. Per raggiungere questi obiettivi sarà necessario ridurre il tasso di motorizzazione ad un parco complessivo di autoveicoli di circa 33 milioni di autoveicoli nel 2030 migliorando il trasporto condiviso e la mobilità attiva in città. Sarà inoltre necessario avere sulle nostre strade 6 milioni di autoveicoli a trazione elettrica nel 2030 (oggi siamo a poco più di 200 mila unità).
Agricoltura: Il comparto agricolo è responsabile del 9% delle emissioni di gas serra nazionali. In trent’anni le emissioni si sono ridotte del 16%, ma tra il 2015 e il 2019 invece di diminuire sono aumentate. Il settore agricolo secondo I4Cdovrà ridurre entro il 2030 le proprie emissioni di gas serra del 29% rispetto al 2019, tagliando in primo luogo le emissioni provenienti dagli allevamenti.
Generazione elettrica: nella Roadmap di I4C è un settore “trasversale”, che contribuisce al quadro emissivo nazionale non direttamente ma attraverso i consumi elettrici dei quattro settori finali. Oggi il consumo di 1 kWh in Italia produce circa 260 grammi di CO2 e nel 2030 dovrà più che dimezzarsi arrivando poco sopra i 100 grammi di CO2. Questo sarà possibile, secondo I4C, solo se le rinnovabili raggiungeranno nel 2030 una quota del 70% nella generazione elettrica nazionale (oggi siamo a circa il 40%), installando ogni anno 8 GW di nuovi impianti, soprattutto fotovoltaici ed eolici.