Coordinamento Free: rinnovabili ed efficienza energetica contro le non-soluzioni

Crisi energetica, senza interventi i costi per imprese e cittadini aumenteranno ancora nel 2022

Confcommercio: maggiore spesa energetica di oltre 11 miliardi di euro per le famiglie e aumenti di elettricità e gas intorno al 40% per le imprese

[23 Dicembre 2021]

Se nel 2020 le famiglie italiane hanno speso in media 1.320 euro per energia elettrica e gas, secondo le stime fornite oggi da Confcommercio questo esborso è salito a 1.523 euro nel 2021 e – continuando così – nel 2022 questa cifra dovrebbe salire a quasi 1.950 euro.

«Il raffronto tra la maggiore spesa aggregata e gli stanziamenti previsti dal Governo per attenuarne gli impatti – tra 3 e 4 miliardi di euro nel complesso di famiglie e piccole imprese, come ricorda il direttore dell’Ufficio studi Confcommercio, Mariano Bella – evidenzia la relativa esiguità del pure importante intervento di sostegno».

E le ripercussioni di questa crisi energetica si temono ancora maggiori per le bollette delle imprese, tanto che Confcommercio stima per il prossimo primo trimestre 2022 incrementi dei costi dell’elettricità e del gas compresi tra il 38% e il 42%.

Che fare? Mentre il ministro della Transizione ecologica ipotizza un incremento nelle estrazioni nazionali di gas naturale, paradossalmente per provare a calmierare una crisi energetica guidata proprio dai rialzi di prezzo del gas, Livio de Santoli – prorettore per la sostenibilità dell’Università Sapienza di Roma e presidente del Coordinamento Free – la ritiene «una non-soluzione che rischia di allontanare l’urgenza di trovare soluzioni alternative al gas, grande attore del caro-bolletta, che rischia di bloccare lo sviluppo del biometano, nonostante il suo potenziale riconosciuto di 9 miliardi di metri cubi al 2030, e che inciderebbe oltretutto molto poco sulla formulazione del prezzo dell’energia considerata la piccola quota di gas nazionale aggiuntiva rispetto ai consumi attuali, pari al 5,5%. Oltre alle rinnovabili, ovviamente, occorre integrare misure per l’efficienza energetica al fine di ridurre la domanda di energia, e con essa le emissioni».

Puntare ancora di più sul gas, in un Paese come il nostro che soddisfa già il 40% della propria domanda energetica con questa fonte rinnovabile, sarebbe inoltre una strategia diametralmente opposta a quella europea, che per il 2030 punta a coprire proprio il 40% del fabbisogno con le rinnovabili.

Un percorso in cui il ministero della Transizione ecologica è chiamato a giocare un ruolo da protagonista, ma sul quale sta invece accumulando pesanti ritardi, che si ripercuotono evidentemente anche sulla bolletta energetica nazionale.

«Chiediamo da tempo, e continueremo a farlo – sottolinea nel merito de Santoli – di confrontarci con il Mite sulla nuova versione del Pniec, che è chiuso in qualche cassetto del ministero ed è a oggi priva delle necessarie interazioni con gli stakeholder». Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) attualmente in vigore (inviato a Bruxelles a gennaio 2020) è infatti nato già vecchio rispetto ai nuovi obiettivi europei che prevedono di tagliare le emissioni continentali di gas serra del 55% rispetto al 1990, ma il ministero guidato da Cingolani non l’ha ancora aggiornato.