In autunno 2,6 mln di cittadini a rischio alimentare

Cibo, la crisi energetica e crisi climatica sta arrivando sulle tavole italiane

Coldiretti: «Il balzo dell’inflazione spinto dalle quotazioni record del gas costerà alle famiglie 564 euro in più nel 2022»

[23 Agosto 2022]

Al Meeting di Rimini la principale associazione di agricoltori italiani (Coldiretti) ha presentato il report L’autunno caldo degli italiani a tavola fra corsa prezzi e nuovi poveri, in cui si stia che, a causa dei rincari del cibo, in autunno saranno «a rischio alimentare oltre 2,6 milioni di persone» in Italia.

Una realtà dovuta alla concomitanza di molteplici criticità che gravano, contemporaneamente, sul comparto agroalimentare: dalla crisi climatica – col suo lascito di eventi meteo estremiall’inflazione guidata in primis dall’aumento dei costi energetici.

«Il balzo dell’inflazione spinto dalle quotazioni record del gas – precisa la Coldiretti – costerà alle famiglie italiane 564 euro in più solo per la tavola nel 2022, a causa del mix esplosivo dell’aumento dei costi energetici legato alla guerra in Ucraina e del taglio dei raccolti per la siccità che aumenta la dipendenza dall’estero e alimenta i rincari».

L’associazione stima che la categoria per la quale gli italiani spenderanno complessivamente di più è il pane, pasta e riso, con un esborso aggiuntivo annuale di quasi 115 euro, e precede sul podio carne e salumi che costeranno 98 euro in più rispetto al 2021 e le verdure (+81 euro). Seguono latte, formaggi e uova con +71 euro e il pesce con +49 euro, davanti a frutta e oli, burro e grassi.

L’esplosione del costo dell’energia – sottolinea la Coldiretti – ha un impatto devastante sulla filiera, dal campo alla tavola, in un momento in cui la siccità ha devastato i raccolti «con perdite stimate a 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione nelle campagne», dove il 13% delle aziende agricole è già in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività.

In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio ma aumenti riguardano l’intera filiera alimentare con il vetro che costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra un incremento del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.

«Per questo abbiamo presentato a tutte le forze politiche un piano in cinque punti per garantire la sopravvivenza delle imprese agricole, investire per ridurre la dipendenza alimentare dall’estero e assicurare a imprese e cittadini la possibilità di produrre e consumare prodotti alimentari al giusto prezzo», afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nel sottolineare l’importanza di «non perdere 35 miliardi di fondi europei per l’agricoltura italiana nei prossimi cinque anni ma anche la necessità di attuare al più presto le misure previste dal Pnrr. Ma serve accelerare anche sul bando del fotovoltaico, che apre alla possibilità di installare pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e cascine senza consumo di suolo, contribuendo alla transizione green e riducendo la dipendenza energetica del Paese».

Ma lo spazio per il fotovoltaico non può essere solo quello a disposizione sui tetti delle cascine: per far fronte alla doppia crisi energetica e climatica, oltre ai piccoli impianti distribuiti servono infatti anche quelli più grandi (utility scale) e i terreni non mancano, dato che in Italia esistono oltre 1,2 milioni di ettari di superficie agricola non utilizzata, senza dimenticare che le coltivazioni agricole non sono affatto in opposizione col fotovoltaico, ma possono anzi essere utilmente integrate in configurazioni agrivoltaiche.

Al contempo, per Coldiretti è strategico «colmare il deficit alimentare dell’Italia che produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento. Una situazione determinata soprattutto dai bassi compensi riconosciuti agli agricoltori».

Al di là dei forti rincari attualmente legati all’inflazione, infatti, prezzi del cibo troppo bassi non sono più sostenibili. Come però non lo sono neanche produzioni agroalimentari eccessivamente impattanti – come accade con un eccesso di allevamenti intensivi –, chiamandoci a rimodellare i consumi alimentari. In primis diminuendo il consumo di prodotti animali.