Rifiuti, dopo la raccolta differenziata solo il 60% degli imballaggi in plastica viene riciclato

Il resto va (con incentivi) a termovalorizzazione e, in maniera residuale, in discarica

[5 Maggio 2016]

Che fine fanno gli imballaggi in plastica quando, divenuti ormai rifiuti, vengono intercettati dalla raccolta differenziata? Secondo i dati forniti oggi a Roma durante l’evento “Il riciclo della plastica made in Italy”, organizzato da Corepla (il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio ed il recupero degli imballaggi in plastica) insieme a Legambiente, le performance del Paese registrano un lieve miglioramento.

Pur a fronte di un ammontare di rifiuti urbani – di cui gli imballaggi in plastica fanno parte – che in Italia è tornato a crescere già nel 2014, nel corso del 2015 sono state raccolte in modo differenziato circa 900.000 tonnellate di imballaggi in plastica: 15,1 Kg per abitante all’anno (erano 13,9 nel 2014), un primato dovuto alla crescita del servizio al Sud e all’aumento avvenuto nelle zone “consolidate” (come il Veneto, passato da 21 a 23 kg circa procapite): «Contiamo di raggiungere il milione di tonnellate raccolte nel 2017», ha sottolineato Giorgio Quagliuolo, presidente Corepla.

Nel frattempo di queste 900mila tonnellate lo 0,8% finisce in discarica, mentre sono state avviate a riciclo 540.000 tonnellate di rifiuti di imballaggio in plastica: esattamente il 60% del totale. Il resto – procedendo per esclusione – viene evidentemente avviato a recupero energetico, registrando così un leggero miglioramento rispetto all’anno precedente, quando interessava circa la metà degli imballaggi in plastica raccolti in maniera differenziata.

Già oggi, come ribadito anche nell’ambito dell’evento romano, il riciclo rappresenta in Italia una filiera industriale virtuosa e moderna, in grado di sviluppare nuovi settori d’impresa e creando nuova occupazione. «Siamo orgogliosi di un sistema che ha scelto, tra i primi in Europa – ha continuato Quagliuolo – di estendere la raccolta e il riciclo a tutti gli imballaggi in plastica. Perché operando in una logica no profit, Corepla non si è fermata al riciclo degli imballaggi di maggior valore, come le bottiglie in PET, ma negli anni ha lavorato anche su altre tipologie di imballaggi. Imballaggi che sul piano strettamente economico, molti Paesi europei non riciclano, avviandoli a recupero energetico o discarica».

Buona parte delle plastiche “povere” raccolte oggi in Italia, però, come dimostrano i numeri diffusi da Corepla continua a non essere effettivamente riciclata. Quello della termovalorizzazione è un passaggio che, è bene ripeterlo, fa parte di una corretta gestione del ciclo integrato dei rifiuti, almeno nella misura in cui permette di recuperare energia da materiali che non possono essere avviati a recupero di materia. Il paradosso che continua a prosperare nel sistema-Paese sta piuttosto negli elementi distorsivi presenti sul mercato: da una parte si incentiva la termovalorizzazione, dall’altra non esistono incentivi al riciclo. In questo contesto ovviamente i rifiuti, come l’acqua, scorrono nella direzione che oppone minore resistenza.

Ciò non toglie che le eccellenze ci siano, con applicazioni nei più svariati ambiti: solo pochi giorni fa a Milano, per citare l’esempio più recente, è stato inaugurato un parco giochi per bambini in plastica riciclata (plastiche “povere”, il plasmix che si ricicla in Toscana e in pochi altri luoghi, e non la plastica “pregiata” delle bottiglie come molti media hanno erroneamente riportato). Come ha sottolineato la presidente di Legambiente Rossella Muroni, oggi a Roma, nel nostro Paese si siano «consolidate numerose esperienze di gestione virtuosa e di imprese attive nel settore del riciclo della plastica, fondate su efficienza e innovazione tecnologica. Nonostante la diminuzione dei prezzi del materiale vergine, l’industria del riciclo ha comunque aumentato i suoi numeri». Deve ora liberarsi dai paradossali lacci che la legano, ma qui il compito non parte certo dalle imprese quanto dal legislatore: il Collegato ambientale di certo non può bastare.

L. A.