Gestione dei rifiuti di imballaggi, più concorrenza per aumentare l’efficienza del sistema
Fise Unire: «Necessità che Conai e Consorzi svolgano una funzione sussidiaria rispetto al mercato»
[18 Ottobre 2016]
Alla soglia dei primi vent’anni del Conai – Consorzio nazionale imballaggi, nato con il decreto Ronchi del 1997, si riconosce la necessità di avviare una riflessione sul sistema di governance del mercato dei rifiuti di imballaggi – ovvero i protagonisti (insieme all’organico) della raccolta differenziata, circa il 7% di tutti i rifiuti prodotti in Italia – garantendo «piena concorrenza e conferendo ai Consorzi un ruolo ‘sussidiario’, di aiuto al mercato e agli operatori».
È quanto emerso oggi a Roma nel corso del convegno “Riflessioni sul mercato e sul sistema degli imballaggi”, promosso da Fise Unire (Unione imprese del recupero) e Gmr (Gruppo materiali riciclabili) in collaborazione con Unirima (Unione nazionale imprese recupero e riciclo macero), con l’obiettivo di individuare soluzioni condivise per una riforma del sistema di raccolta e riciclo degli imballaggi che porti ad una sua maggiore efficienza ed efficacia, fondamentale in un contesto dove la produzione di rifiuti urbani – come certifica l’Ispra – è tornata a crescere nonostante la crisi economica.
Secondo i dati raccolti dal Conai, nel 2015 i quantitativi di imballaggi avviati a riciclo sono stati pari «a oltre 8,2 milioni di tonnellate», e il Consorzio stima che «nel 2018 il tasso di riciclo sull’immesso salirà al 68,7% (dal 66% attuale), mentre circa l’11,8% sarà avviato al recupero energetico». Ad oggi, con il 31% di tutti i rifiuti urbani ancora indirizzato alla discarica (in Germania, Svezia o Belgio siamo sotto l’1%), lo stato dell’arte parla di filiere dove i materiali raccolti in modo differenziato trovano agevolmente un mercato di sbocco come materie prime seconde – ad esempio, acciaio o vetro –, mentre altre (l’esempio classico riguarda le plastiche miste) vengono raccolte in modo separato per poi comunque andare a termovalorizzazione, finanziata da incentivi pubblici al contrario del riciclo.
Gli spazi per migliorare sono e devono dunque essere ancora ampi, a partire dalla necessità di un metro comune a tutto il Paese per misurare i quantitativi di materiali raccolti in modo differenziato, ma riguardano da vicino anche una liberalizzazione del settore. «Sul totale dei quantitativi avviati a riciclo nel 2016 – evidenziano da Fise Unire – la gestione consortile dei rifiuti ha riguardato solo la metà (circa il 49%, pari a 3.993 tonnellate, erano poco più di 1.000 nel 1998), mentre la restante parte è stata gestita da operatori indipendenti (4.179 tonnellate, erano già 4.000 nel 1998). Dal confronto tra i quantitativi gestiti dai due sistemi (Conai ed extra-Conai) si evidenzia quindi come, dalla nascita del sistema consortile, non si siano registrate sostanziali mutazioni dei quantitativi gestiti sul libero mercato, mentre la quota di mercato degli operatori extra-Conai si è ridotta progressivamente a vantaggio di quella gestita dal sistema consortile».
In questo scenario, nell’attività dei diversi Consorzi si sono evidenziate anche alcune criticità, rilevate sia dagli operatori privati con cui questi lavorano, sia da autorità e pubbliche amministrazioni che vigilano sul loro funzionamento, non ultima l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che in più occasioni ha richiamato «la scarsa concorrenzialità e la necessità di apportare dei correttivi al sistema Conai». Da qui la necessaria riflessione per «capire come superare queste criticità, in linea con l’evoluzione della normativa europea sulla responsabilità estesa del produttore».
«La responsabilità del produttore è un principio che va salvaguardato e che ha contribuito al raggiungimento di importanti traguardi di riciclo, anche attraverso l’incremento delle raccolte e una maggiore consapevolezza di imprese e cittadini – ha evidenziato Anselmo Calò, presidente di Fise Unire – Tuttavia, occorre ribadire oggi la necessità che Conai e Consorzi svolgano una funzione sussidiaria rispetto al mercato, senza abusare della propria posizione (come invece avviene in alcune filiere del riciclo), ma coniugando il proprio ruolo con la presenza degli operatori privati, in particolare le imprese di recupero; in secondo luogo occorre che siano sempre garantiti il dialogo e la partecipazione di tutti i soggetti della filiera alle politiche dei Consorzi, considerati gli obiettivi di interesse pubblico che questi ultimi perseguono e l’importanza dei recuperatori per il raggiungimento degli stessi obiettivi».
Il sistema consortile italiano per la raccolta e gestione dei rifiuti è uno fra i tanti possibili e già operativi in Europa, dove i mix di pubblico e privato sono la norma. Quel che conta è l’efficacia e l’efficienza del risultato finale, necessità richiamata anche nell’odierno convegno romano: vedremo con quali, concreti sviluppi.
L. A.