Ancora siccità, pioggia e neve non bastano. Anbi: «Bilancio idrologico ormai pregiudicato»

«Urgente un programma di interventi coordinati per trattenere le acque, ottimizzazione irrigua, efficientamento delle reti idriche e utilizzo delle acque reflue»

[12 Gennaio 2023]

Nonostante le recenti precipitazioni, l’Italia continua ad avere sete dopo che il 2022 – l’anno più caldo dal 1800 – si è chiuso con circa 50 miliardi di metri cubi d’acqua in meno rispetto alla media storica, come documenta l’ultimo Osservatorio sulla siccità elaborato dall’Anbi, l’associazione nazionale che riunisce i Consorzi di bonifica.

«Come qualsiasi bilancio a lungo in deficit, anche quello idrologico è ormai pregiudicato ed il riequilibrio non può prescindere da importanti interventi esterni», spiega Francesco Vincenzi, presidente Anbi.

L’esempio più evidente sono i grandi laghi del nord, dove la crisi climatica in corso ha portato l’anomalia di temperatura a +1,37°C rispetto al trentennio climatologico di riferimento 1991-2020. Sono tutti sotto media, con una percentuale di riempimento perlopiù inferiore a quella del gennaio 2022, che fu preludio ad una straordinaria stagione siccitosa: lago Maggiore 18%; lago d’Iseo 20,7%; lago di Como 23,5%; lago di Garda 36,4%.

«È ormai acclarata la necessità di un urgente programma di interventi articolati quanto coordinati e multifunzionali, capaci di trattenere le acque, soprattutto di pioggia, per utilizzarle nei momenti di bisogno: dai laghetti alla bacinizzazione, dalle aree di espansione al riutilizzo di cave abbandonate. Questo va affiancato ad una costante ricerca nell’ottimizzazione irrigua, senza dimenticare l’efficientamento delle reti idriche, né le possibilità di utilizzo delle acque reflue», aggiunge Massimo Gargano, dg Anbi.

Oltre ai laghi, anche i fiumi non se la passano bene: il Po ha portata dimezzata a Torino ed è ridotto, lungo tutto il percorso piemontese, a circa 1/3 della portata del 2021, mentre a Pontelagoscuro, nel ferrarese, manca all’appello circa il 30% della portata media ed il livello delle acque è largamente inferiore all’anno scorso.

«Vogliamo ricordare ad un’opinione pubblica e ad una politica distratte – conclude Vincenzi – che il cibo è irriguo e che la qualità del made in Italy, ma anche la sovranità alimentare, dipendono dalla disponibilità d’acqua. Questo lo diciamo all’inizio di un’annata che, allo stato attuale, si annuncia idricamente più difficile del già complesso 2022, soprattutto in regioni settentrionali, fulcro dell’economia agroalimentare italiana».