Altro che libertà di stampa, l’Italia crolla di cinque posizioni nella classifica Rsf
Unesco, il 70% dei giornalisti ambientali è stato attaccato per il proprio lavoro
Azoulay: «Corrono rischi inaccettabilmente elevati in tutto il mondo, e la disinformazione legata al clima dilaga»
[3 Maggio 2024]
In occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, l’Unesco – l’organizzazione Onu per l’educazione, la scienza e la cultura – ha presentato il rapporto Press and planet in danger, che documenta rischi in crescita in tutto il mondo per i giornalisti che si occupano di ambiente.
Il 70% degli oltre 900 giornalisti ambientali consultati dall’Unesco in 129 Paesi ha riferito di aver subito attacchi, minacce o pressioni legate ai propri articoli. Tra questi, due su cinque hanno poi subito violenza fisica, con le donne più esposte dei maschi a molestie online.
Oltre alle aggressioni fisiche, un terzo dei giornalisti intervistati ha affermato di essere stato censurato e quasi la metà (45%) ha affermato di essersi autocensurato, per paura di essere aggrediti o di vedere scoperte le proprie fonti.
L’analisi Unesco ha rivelato che, tra il 2009 e il 2023, almeno 749 tra giornalisti e mezzi d’informazione ambientali sono stati presi di mira con omicidi, violenza fisica, detenzione e arresto, molestie online o attacchi legali nel periodo. Rischi in crescita: tra il 2019 e il 2023 si sono verificati più di 300 attacchi, con un aumento del 42% rispetto al quinquennio precedente (2014-2018).
L’organizzazione Onu documenta inoltre l’uccisione di almeno 44 giornalisti che indagavano su questioni ambientali negli ultimi 15 anni, di cui solo 5 hanno portato a condanne: un tasso di impunità scioccante di quasi il 90%. Nel frattempo, la disinformazione online e non è aumentata drammaticamente negli stessi anni.
«Senza informazioni scientifiche affidabili sulla crisi ambientale in corso, non potremo mai sperare di superarla – spiega la direttrice generale dell’Unesco, Audrey Azoulay – Eppure i giornalisti su cui facciamo affidamento per indagare su questo argomento e garantire che le informazioni siano accessibili corrono rischi inaccettabilmente elevati in tutto il mondo, e la disinformazione legata al clima dilaga sui social media. Nella Giornata mondiale della libertà di stampa dobbiamo riaffermare il nostro impegno a difendere la libertà di espressione e a proteggere i giornalisti in tutto il mondo».
Tutto questo però non sta accadendo. Secondo l’Indice mondiale della libertà di stampa 2024 appena aggiornato da Reporter senza frontiere, un terzo degli Stati membri è stato etichettato come “problematico” e i politici sono la principale minaccia alla libertà dei media in Europa: «Stanno cercando di ridurre lo spazio per il giornalismo indipendente», spiega Rsf.
Un problema che riguarda da vicino anche l’Italia del Governo Meloni, dato che il nostro Paese è l’unico “problematico” nell’Europa occidentale ed è sceso di cinque posizioni in classifica nell’ultimo anno, fino al 46° posto. Secondo Rsf la principale causa è il tentativo di “un membro della coalizione parlamentare al Governo” di acquisire la seconda agenzia di stampa più importante del Paese (Agi).
Dalla padella alla brace, dato che dal 1965 l’Agi è controllata dalla principale industria italiana attiva nel comparto dei combustibili fossili (Eni), e adesso potrebbe passare al deputato leghista Angelucci, che controlla già i maggiori quotidiani di destra italiani.
È un contesto tanto cruciale quanto sfidante per il nostro Paese che greenreport, insieme ad altre 19 testate e col supporto di Greenpeace, ha firmato oggi un editoriale congiunto per chiedere una “Stampa libera per il clima”: un obiettivo che riguarda tutti i cittadini.