Clima, Italia ancora in corso per gli obiettivi 2030? Nell’ultimo anno -6,5% emissioni
Ronchi: «Resta però centrale l’urgenza di un impegno condiviso tra i cittadini, le imprese e il Governo»
[22 Aprile 2024]
Nell’ultimo anno l’economia italiana ha registrato una timida crescita (+0,9% del Pil) e al contempo una riduzione nelle emissioni di gas serra (-6,5%), che dà un segnale di speranza: nonostante il forte ritardo accumulato, il Paese può ancora riuscire a raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione al 2030.
È quanto afferma la V edizione del rapporto 10 key trend sul clima, elaborato come sempre da Italy for climate (Ifc), dato che si tratta del taglio di emissioni più significativo mai registrato dall’Italia in una fase di crescita economica (escludendo quindi gli anni della crisi finanziaria 2008-2009 e della pandemia).
«Alla vigilia dello scoppio della guerra in Ucraina, con gli sconvolgimenti che ne sono conseguiti e che hanno attraversato il mercato energetico europeo e mondiale, ci chiedevamo – spiega Andrea Barbabella, coordinatore di Italy for Climate – se questa crisi avrebbe rallentato la transizione energetica. I primi dati a consuntivo 2023 per l’Italia ci confermano che così non è stato e che, anzi, proprio per rispondere alla crisi, cittadini, imprese e istituzioni hanno messo in campo contromisure che si sono rilevate particolarmente efficaci non solo per rispondere a una situazione di emergenza molto contingente, ma anche per imprimere una forte accelerazione al processo di decarbonizzazione che in Italia era praticamente fermo da anni».
La cattiva notizia è che il buon risultato sulle emissioni registrato nel 2023, come emerge anche dai dati Enea utilizzati da Ifc per la stesura del rapporto, è legato soprattutto a fattori contingenti oltre al rallentamento dell’industria: inverno mite, ripresa dell’idroelettrico dopo la siccità, crollo nei consumi di carbone dopo il picco del 2022 dovuto alla crisi energetica.
Si guardi ad esempio al ruolo del settore elettrico, che ha registrato un calo record delle emissioni specifiche del kWh, con un decremento del 18% rispetto al 2022.
«Questo risultato – spiegano da Ifc – è stato ottenuto grazie all’aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, che ha raggiunto quasi il 44% del totale, e al calo della produzione da combustibili fossili (-33 TWh), in particolare dal carbone, che era aumentato molto nel 2022 a seguito della riattivazione di alcune centrali in risposta al conflitto russo-ucraino».
Di positivo c’è invece che il 2023 è stato un anno record per eolico e, soprattutto, fotovoltaico: per la prima volta nella storia del nostro Paese insieme queste due fonti hanno rappresentato oltre il 20% della produzione nazionale di energia elettrica.
Al contempo, le nuove installazioni languono; servirebbero +12 GW di impianti rinnovabili l’anno per traguardare gli obiettivi europei, mentre nel 2023 l’Italia si è fermata a +5,7 GW.
Resta il dato di fondo. Con una diminuzione di 27 milioni di tonnellate nelle emissioni di gas serra, pari a -6,5% rispetto all’anno precedente, il Paese potrebbe tornare in traiettoria per centrare gli obiettivi europei al 2030. Per raggiungerli basterebbe tagliare ogni anno “solamente” 20 milioni di tonnellate di gas serra. Per farlo però serve mettere in campo una politica industriale adeguata, che vada oltre la contingenza.
«L’Italia può fare la sua parte nel contrasto alla crisi climatica globale, traendone vantaggio in termini di tutela dell’ambiente, sicurezza dei cittadini e anche miglioramento delle performance economiche e sociali del Paese. Resta però centrale l’urgenza di un impegno condiviso tra i cittadini, le imprese e il Governo», commenta l’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, oggi presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile.