È iniziata a Rimini la 27esima conferenza annuale dell’Eaere
Clima, oltre 900 economisti ambientali sostengono il pacchetto europeo “Fit for 55”
«Il modo in cui gli aspetti distributivi sono percepiti dall’opinione pubblica gioca un ruolo chiave per l’accettabilità sociale ed il successo finale delle politiche proposte»
[29 Giugno 2022]
La comunità scientifica degli economisti dell’ambiente e delle risorse, rappresentata nel Vecchio continente dall’Associazione di settore (Eaere), ha pubblicato una dichiarazione in favore della politica climatica Ue declinata nel pacchetto di proposte “Fit for 55”, che ha già raccolto oltre 900 adesioni tra accademici ed esperti di settore.
Riunita in questi giorni a Rimini per la 27esima conferenza annuale, l’Eaere – che vede come presidente eletto l’economista toscano Simone Borghesi – ritiene che Fit for 55 sia «un passo nella giusta direzione per realizzare le ambizioni climatiche e raggiungere la neutralità climatica entro la metà secolo», con un importante step intermedio (-55% emissioni rispetto al 1990) nel 2030.
Per questo chiede «un rapido accordo a livello europeo», che giusto ieri ha registrato importanti passi avanti nel Consiglio dell’Ue, dallo stop alle vendite di auto e furgoni alimentati da combustibili fossili entro il 2035 fino alla riforma del mercato europeo dei gas serra (Eu Ets), che proprio Borghesi studia in dettaglio ormai da anni.
«Fissare un prezzo sul carbonio nell’ambito del sistema di scambio di emissioni dell’Ue (Ets – Emission trading system) rimane un elemento centrale della politica climatica europea – si legge nel merito all’interno della dichiarazione – L’approfondimento e l’ampliamento dell’utilizzo del prezzo del carbonio, inclusa la proposta di revisione della Direttiva sulla tassazione dell’energia, sono benvenuti. I prezzi del carbonio dell’Eu Ets in Europa sono attualmente nell’intervallo di 50-100€ per tonnellata di CO2, indicato dal rapporto Stern e Stiglitz come il livello necessario entro il 2030. Ad oggi questo ha contribuito a una riduzione (efficace dal punto di vista dei costi) delle emissioni coperte dall’Eu Ets di oltre il 40% dal 2005».
Ma per parlare davvero di sviluppo sostenibile, ai risultati sul piano ambientale ed economico devono abbinarsi anche valutazioni di tipo sociale, in particolare in termini di disuguaglianza. Per questo dall’Eaere sottolineano che «il modo in cui gli aspetti distributivi sono percepiti dall’opinione pubblica gioca un ruolo chiave per l’accettabilità sociale ed il successo finale delle politiche proposte» climatiche, che non di rado (come per le varie “tasse verdi”) tendono ad essere regressive, ovvero gravano più sui redditi bassi di quelli alti.
Non a caso secondo il recente Osservatorio sulla sostenibilità realizzato dal Censis ”il 44% degli italiani è contrario a pratiche all’insegna della sostenibilità che determinino ulteriori iniquità sociali”, una quota che potrebbe (e dovrebbe) presto crescere ancora. Il problema però è tutt’altro che irrisolvibile: rendere le politiche climatiche sia eque sia socialmente accettabili è necessario e possibile prevedendo interventi correttivi o destinazioni del gettito adeguate (ad esempio a favore di interventi contro la povertà).
«Mentre alcune misure potrebbero avere effettivi regressivi, il recente aumento dei prezzi del carbonio successivo alle riforme dell’Eu Ets aumenta le entrate che possono essere utilizzate a scopi redistributivi – osserva nel merito l’Eaere – Dal punto di vista politico, è importante affrontare gli impatti sociali sulle famiglie a basso reddito. Il Fondo sociale per il clima, che accompagna il nuovo Ets per l’edilizia ed i trasporti, può fornire un quadro per affrontare questi impatti distributivi».
Dal punto di vista commerciale e macroeconomico, inoltre, è necessario considerare che «prezzi del carbonio più alti possono portare al cosiddetto “carbon leakage”, ovvero ad una delocalizzazione di attività inquinanti verso paesi con regolamentazioni ambientali meno ambiziose». Come evitarlo? Se l’assegnazione gratuita di quote di emissione utilizzata finora «dovrebbe essere abbandonata», lo strumento più promettente resta una sorta di carbon tax alle frontiere Ue, ovvero il Carbon border adjustment mechanism (Cbam) già proposto dalla Commissione Ue: «Il Cbam può creare pari condizioni di concorrenza ma è impegnativo sia dal punto di vista tecnico che in termini di politica commerciale, è positivo che la proposta della Commissione preveda del tempo per consultazioni», sottolinea l’Eaere.
«Anche se l’Ue ha una quota relativamente bassa delle emissioni globali, può giocare un ruolo cruciale nell’ispirare altri paesi e dimostrare che l’adozione di politiche ambientali più ambiziose non danneggia il benessere economico generale ed il benessere dei cittadini. A tal fine – concludono gli economisti ambientali d’Europa – è necessario lanciare investimenti massicci in innovazioni verdi e a basse emissioni di carbonio. Gli strumenti di politica macroeconomica dovrebbero riflettere questa necessità», garantendo al contempo «un maggiore sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo, che sono particolarmente vulnerabili al cambiamento climatico» in corso, che trova le principali responsabilità storiche nel mondo occidentale, col contributo dell’Europa alle emissioni di gas serra – a partire dalla Rivoluzione industriale – inferiore solo a quello degli Usa.