I risultati del sondaggio Lorien Consluting condotto per l’EcoForum
Dimmi chi voti e ti dirò quanto t’interessa l’ambiente
La “tutela dell’ambiente” è una priorità per lo 0% dell’elettorato FdI, 4% Lega, 5% Forza Italia, 6% M5S, 13% Pd, 25% LeU (e 7% tra gli astensionisti). Eppure è con l’economia verde che si crea lavoro
[25 Giugno 2018]
I ballottaggi per le elezioni comunali che si sono appena conclusi restituiscono l’immagine di un quadro politico in rapido quanto profondo mutamento: il centrosinistra perde ormai anche nelle cosiddette “roccaforti rosse” – ovvero in città toscane come Siena, Pisa e Massa –, il M5S inciampa nel consueto affanno delle amministrative pur a fronte di peso politico mai così rilevante a livello nazionale, mentre in roboante ascesa spicca il centrodestra a trazione xenofoba, quella della Lega. Si tratta di una fotografia che nei tempi liquidissimi che viviamo potrebbe cambiare ancora nel giro di pochi mesi. Ma nel frattempo è utile chiedersi: che fine ha fatto l’ambiente in tutto questo?
Il nuovo sondaggio realizzato da Lorien Consulting per Legambiente e Conou in occasione del V EcoForum dedicato all’economia circolare – sul quale si aprirà domani il sipario a Roma – aiuta a rispondere portando qualche indizio, interrogando l’elettorato su quale siano le priorità percepite per il Paese.
Non stupisce trovare al primo posto – con il 62% delle preferenze – il tema “disoccupazione/lavoro”, dato che a dieci anni dall’inizio della grande recessione vivono ancora in Italia circa 10 milioni di abitanti disoccupati o in forte disagio lavorativo. Sorprende un po’ però notare che la “tutela dell’ambiente” compaia tra le priorità solo al 12esimo posto, raccogliendo appena 1/8 delle indicazioni (8%) rispetto al tema “disoccupazione/lavoro”. A smarcarsi dalla media sono soltanto gli elettori LeU (che nel 25% dei casi individuano l’ambiente come priorità) e in parte quelli del Pd (13%), per il resto è buio totale o quasi: la “tutela dell’ambiente” è una priorità per lo 0% dell’elettorato FdI, per il 4% di quello Lega, per il 5% di Forza Italia, per il 6% del M5S e per 7% tra gli astensionisti.
Numeri che interrogano in profondità l’operato dei media nazionali e soprattutto la funzione pedagogica – se ancora viene praticata – di cui politica e classe dirigente dovrebbero sobbarcarsi, guidando gli istinti dell’elettorato anziché cavalcarli. In realtà, i temi del lavoro e quelli dell’ambiente sono infatti molto più vicini di quanto sembra emergere dall’opinione pubblica nazionale sondata da Lorien Consulting.
Già oggi il 13,1% dell’occupazione complessiva nazionale è composto da lavori verdi: sono 2 milioni 972mila i green jobs censiti dall’ultimo rapporto GreenItaly. Secondo le ultime stime Onu entro il 2030 potranno essere creati a livello globale 24 milioni di posti di lavoro dalla transizione energetica e altri 6 dall’economia circolare, e in Europa il cambiamento è già palpabile. Dal 2000 al 2014 infatti i lavori verdi sono cresciuti del +49% contro il +6% registrato osservando l’economia nel suo complesso, come informa Eurostat.
La via per tornare a creare lavoro è dunque proprio quella che incrocia la “tutela dell’ambiente”, ma è ancora difficile averne contezza per i non addetti ai lavori, soprattutto se la narrazione politica guarda da tutt’altra parte.
Questa totale mancanza di chiarezza finisce però non solo con l’inquinare i sondaggi, ma anche per bloccare le possibilità nazionali di sviluppo (sostenibile). Come già argomentato su queste pagine, non è un caso se il 90% circa degli italiani dica di essere favorevole alle fonti rinnovabili, ma al contempo che nel settore energetico nazionale oltre i tre quarti delle opere contestate abbia a che fare con le fonti pulite. Diventa difficile anche biasimare il fatto che – come emerge dal sondaggio Lorien – sebbene “la raccolta differenziata e il riciclo dei rifiuti” sia il tema ambientale su cui gli italiani si sentono più informati (58%), solo per il 46% dello stesso campione intervistato il rifiuto differenziato dovrebbe essere avviato a riciclo, mentre per un 3% andrebbe “semplicemente smaltito in discarica” (perché differenziarlo, allora?), mentre un altro 7% “non sa”.
Eppure, in fondo, sono gli stessi elettori a dire che i maggiori ostacoli che si frappongono alla realizzazione di “un efficiente sistema di gestione della raccolta e del riciclo dei rifiuti” sono i “comportamenti poco virtuosi/mancanza di senso civico” (55%) e la “mancanza di cultura e istruzione sui temi ambientali” (38%). Una realtà che richiama con forza alla responsabilità della buona politica e della buona comunicazione, ambientale e non.