Energia e clima, all’interno del Def il Governo Meloni boccia il proprio Pniec
«Necessario adottare ulteriori politiche, in particolare nei settori civile e dei trasporti, per raggiungere gli obiettivi europei che si applicano all’Italia»
[18 Aprile 2024]
Dopo le bocciature incassate da associazioni ambientaliste, d’impresa, Ocse e Commissione europea, il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) elaborato dal Governo Meloni viene adesso sconfessato dallo stesso esecutivo.
Tra gli allegati del Documento di economia e finanza (Def) 2024, appena pubblicati dal ministero dell’Economia, spicca la Relazione del ministro Pichetto sullo stato d’attuazione degli impegni per la riduzione dei gas serra.
Anche considerando l’adozione delle politiche individuate nella bozza del Pniec avanzata dal Governo Meloni nel 2023 – e che dovrà essere ri-presentata a Bruxelles in versione aggiornata entro il 30 giugno –, continua a emergere «una certa distanza dagli obiettivi di riduzione, che indica la particolare difficoltà ad incidere efficientemente su alcuni settori, in particolare trasporti e civile».
Per questi due settori infatti «non risultano riduzioni significative delle emissioni a partire dal 2013 e, sebbene le nuove politiche ipotizzate nella bozza di aggiornamento del Pniec vadano a incidere anche su di essi, l’efficacia delle stesse non appare ancora sufficiente al raggiungimento degli obiettivi».
Il Governo stesso, dunque, è arrivato a sconfessare la bontà delle proprie proposte politiche, messe in campo per la decarbonizzazione del Paese. Se l’Italia seguisse la traiettoria definita dall’attuale bozza del Pniec, le emissioni di gas serra passerebbero dalle 410 MtCO2eq registrate nel 2022 a 374 nel 2025, a 312 nel 2030 e a 241 nel 2050, quando dovrebbero invece arrivare allo zero netto.
«Appare quindi necessario – si legge nel Def – adottare ulteriori politiche e misure aggiuntive, in particolare nei settori civile e dei trasporti, per raggiungere gli obiettivi europei che si applicano all’Italia».
Il Documento di economia e finanza si spinge anche a ipotizzare quali siano le principali linee d’azione in cui si dovranno concentrare gli sforzi del Paese, e dunque (presumibilmente) del nuovo Pniec in fase di elaborazione.
Ampio spazio viene dedicato a opzioni controverse come le tecnologie di cattura e stoccaggio geologico del carbonio (Ccs), che avrebbero «un ruolo fondamentale nel processo di decarbonizzazione», nonostante ampia parte della comunità scientifica suggerisca il contrario. Si tratta però di un’opzione sulla quale punta forte Eni, che nel mentre ha annunciato di voler aumentare la produzione di petrolio e gas almeno fino al 2027. Non a caso nel Def viene citata l’autorizzazione già concessa al Cane a sei zampe per il progetto pilota “Ccs Ravenna Fase 1”.
Guardando agli altri pilastri d’intervento proposti nel Def, il nuovo Pniec «deve essere visto come una base condivisa per l’identificazione di misure addizionali in particolare nel settore dei trasporti, del civile e dell’agricoltura». Ovvero tutti settori sui quali nei fatti il Governo ha finora cercato di frenare la transizione ecologica, che si parli di efficientamento delle case, dello stop alle auto alimentate coi combustibili fossili o della tutela della natura.
Nel Def si riconosce invece che «si dovranno potenziare le politiche e le misure per promuovere l’efficienza energetica nel settore residenziale identificando nuovi strumenti per il coinvolgimento dei privati e del settore pubblico nella riqualificazione del parco edilizio». In particolare, in risposta alla direttiva Case verdi appena approvata in Ue «si prevede l’attuazione di una riforma generale delle detrazioni» per la riqualificazione energetica degli edifici.
«Anche un maggiore coinvolgimento dei settori non energetici sarà necessario per il raggiungimento degli obiettivi», mentre finora le proteste degli agricoltori sono state cavalcate per cercare di bloccare la transizione ecologica del comparto, che porterebbe benefici in primis ai piccoli proprietari agricoli.
Nell’ambito del settore dei trasporti, infine, per il Def «occorrerà incentivare con maggiore forza misure tese a trasferire gli spostamenti dell’utenza dal trasporto privato a quello pubblico», oltre a favorire lo smart working e a promuovere la mobilità dolce.