Il Pd ha avviato un nuovo percorso di lavoro su crisi climatica e governo del territorio
Corrado: «Quando si fa il bilancio su quanto costa la transizione ecologica, non si considera mai abbastanza quanto già stiamo pagando per non averla ancora fatta»
[21 Febbraio 2024]
Si è svolto ieri a Roma il primo appuntamento di un nuovo ciclo di lavoro avviato dal Partito democratico (Pd) per incrociare i temi della transizione ecologica con quelli della giustizia sociale.
Come annunciato in apertura da Annalisa Corrado, responsabile Pd nazionale per la Conversione ecologica, si tratta di una progettualità itinerante, da declinare sui vari territori: è già in agenda una seconda tappa a Bologna, capoluogo di una Regione che dopo l’alluvione dell’anno scorso ha riscontrato danni per 8,86 mld di euro (a fronte di ristori promessi dal Governo Meloni per 1,2 mld, attingendo al Pnrr).
«Abbiamo avviato un lavoro importante – spiega Corrado – su temi davvero strategici per il nostro Paese, di cui purtroppo si parla pochissimo e in maniera emergenziale, mentre dovrebbero essere al centro di ogni agenda politica seria: siccità e alluvioni sono due facce, inscindibili, della stessa medaglia. Temi drammaticamente all’ordine del giorno. Parlare di sicurezza, di sviluppo, di industria e di agricoltura, senza affrontare seriamente queste questioni, significa perdere tempo prezioso e prendere in giro le persone».
Eppure le forze di maggioranza hanno scelto una narrazione diversa, che si concentra sui costi (che ovviamente esistono, ma che sono investimenti da finanziare in primis con maggiore progressività fiscale a carico dei più ricchi) ignorando il resto: «Quando si fa il bilancio su quanto ci costa la transizione ecologica – chiosa Corrado – non si considera mai abbastanza quanto già stiamo pagando, e paghiamo ogni anno, per non averla fatta ancora».
Qualche esempio? Solo tra il 1980 e il 2022, testimonia il recentissimo rapporto dedicato dal tema da Censis-Confcooperative, i soli eventi meteo estremi sono costati al Paese oltre 111 miliardi di euro.
Cambiare rotta è «un lavoro che deve coinvolgere tutti i livelli istituzionali» e non a caso, nel consesso romano, sono intervenuti – oltre a un nutrito parco di tecnici ed esperti di settore – vari livelli amministrativi e politici.
Centrale l’intervento dell’assessora all’Ambiente e Protezione civile della Regione Toscana, Monia Monni, che porta l’esperienza di un altro territorio che lo scorso anno ha patito un’alluvione da 2,7 mld di euro di danni (a fronte di circa 30 mln di euro di ristori governativi) e 8 morti.
«La nostra regione – dettaglia Monni – investe 100 mln di euro all’anno in manutenzione dei fiumi e del territorio, e investiamo altrettanto per nuove opere. Prima dell’alluvione del 2 novembre c’erano in corso cantieri di opere idrauliche per 700 mln di euro, ma quell’evento ci ha comunque piegati: un evento meteo estremo, ma non più raro (gli eventi meteo estremi in Italia sono cresciuti del 22% solo nell’ultimo anno, ndr). A mio modo di vedere va rivista tutta la normativa di settore perché non possiamo assumere come parametro un tempo di ritorno duecentennale, se annualmente si verificano ormai eventi con tempi di ritorno cinquecentannale. Il rischio zero non esiste e dobbiamo imparare a gestire quello residuo: non escludo che nelle opere di ricostruzione post-alluvione si debba intervenire anche con delocalizzazioni e stombamenti dei corsi d’acqua, come abbiamo fatto a Livorno dove dopo l’alluvione del 2017».
Un approccio simile presuppone però un rapporto di stretto dialogo coi singoli territori e i cittadini che li abitano, perché significa cambiare il volto delle città.
Anche da qui arriva la volontà, espressa dalla segretaria Pd Elly Schlein nel suo intervento, di «costruire una visione che tenga insieme giustizia climatica e giustizia ambientale, che per noi sono due elementi inscindibili. tutto quello che noi stiamo facendo è per unire la lotta alle disuguaglianze alla conversione ecologica, fatta in un modo che possa ridurre i divari e viceversa: non si può contrastare efficacemente la crisi climatica se al contempo non riduciamo le disuguaglianze».
«Quello che registriamo – conclude Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera – è una totale assenza di questi temi nell’agenda politica del Governo e delle forze politiche alla guida del Paese, che in quest’ultimo anno hanno proposto soluzioni che passano dal definanziamento, alla riduzione dell’impegno, al muro di gomma contro il quale ci scontriamo a livello parlamentare, come sta accadendo ad esempio per la proposta di legge contro il consumo di suolo».