Registrati 310 fenomeni climatici che hanno provocato 29 morti

La crisi climatica trascina gli eventi meteo estremi in Italia, +55% nel 2022

Legambiente: «Al posto di nuovi investimenti sul gas, al Governo Meloni chiediamo cinque azioni urgenti»

[30 Dicembre 2022]

Alluvioni, ondate di caldo anomalo e di gelo intenso, frane, mareggiate, siccità, grandinate: quest’anno la crisi climatica in corso non ha certo fatto mancare gli eventi meteo estremi in Italia, che sono anzi cresciuti del 55% rispetto al 2021 secondo gli ultimi dati messi in fila da Legambiente.

«La fotografia scattata dal nostro Osservatorio CittàClima – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale del Cigno verde – ci restituisce un quadro preoccupante di un anno difficilissimo, concluso con le notizie sulle temperature primaverili di fine dicembre in Italia, sulla tempesta artica che ha colpito il Nord America, causando decine di morti, e sull’ondata di freddo in Giappone».

Ma in Italia l’ondata di calore che ha impattato più duramente è stata quella della seconda metà di luglio, con un aumento di mortalità che ha raggiunto, stando ai dati di ministero della Salute e dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, il 36% in tutte le aree del Paese, ma in particolare in alcune città del nord.

Nel complesso, solo quest’anno lungo lo Stivale gli ambientalisti hanno registrato 310 fenomeni meteo estremi – che hanno provocato 29 morti oltre a ingenti danni economici –, in crescita sia per frequenza sia per intensità proprio a causa della crisi climatica.

Nello specifico si sono verificati 28 danni da siccità prolungata (+367% rispetto al già siccitoso 2021), con l’Isac-Cnr a testimoniare che nei primi sette mesi dell’anno le piogge sono diminuite del 46% rispetto alla media degli ultimi trent’anni; a questi si aggiungono, tra gli altri, 104 casi di allagamenti e alluvioni, 81 casi di danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 29 da grandinate, 18 da mareggiate, 13 esondazioni fluviali, 11 casi di frane causate da piogge intense, etc. In totale, gli eventi meteo estremi in Italia sono cresciuti del 55% rispetto al 2021: il nord della Penisola è stata l’area più colpita, seguita dal sud e dal centro. A livello regionale, la Lombardia è la regione che registra più casi, ben 37, seguita dal Lazio e dalla Sicilia.

Eppure nella lotta alla crisi climatica «il nostro Paese è ancora in grave ritardo, rincorre le emergenze senza una strategia di prevenzione, che farebbe risparmiare il 75% delle risorse spese per riparare i danni», come ricorda Ciafani.

Sulla mitigazione della crisi climatica, che impone un robusto percorso di decarbonizzazione, stiamo andando in retromarcia: l’Ispra stima che le emissioni di CO2 cresceranno dello 0,9% quest’anno, mentre l’Agenzia nazionale Enea arriva a +2% dichiarando «mai così lontano» l’obiettivo di decarbonizzazione al 2030, con la capacità rinnovabile in esercizio in Italia che è aumentata di appena 2.668 MW nei primi 11 mesi dell’anno, un dato ancora lontanissimo dai 10.000 MW annui che saremmo chiamata ad installare per rispettare i target europei al 2030 individuati dall’iniziativa RePowerEu.

Non va meglio sul fronte dell’adattamento a quella parte di cambiamenti climatici con cui, anche in caso di riduzione efficace delle emissioni, ormai dovremo fare i conti per molto tempo: il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), elaborato in bozza per la prima volta nel 2017, nei giorni scorsi ha ripreso dall’inizio il suo percorso autorizzativo.

«Al Governo Meloni, al posto di nuovi investimenti sul gas, chiediamo – conclude Ciafani – cinque azioni urgenti da mettere al centro dell’agenda dei primi mesi del 2023 ad una veloce approvazione del Piano nazionale di adattamento climatico, devono seguire lo stanziamento di adeguate risorse economiche per attuarlo, non previste dalla legge di bilancio approvata; l’aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) agli obiettivi europei di riduzione dei gas climalteranti del RePowerEu, dimenticato dal governo Draghi; nuove semplificazioni per tutti gli impianti a fonti rinnovabili, a partire dal repowering per gli impianti eolici esistenti; la velocizzazione degli iter autorizzativi con nuove linee guida del ministero della Cultura per le Sovrintendenze e una forte azione di sostegno e sollecitazione alle Regioni per potenziare gli uffici che autorizzano gli impianti».