Quanta sostenibilità c’è nel Def 2020 approvato dal Governo
Nonostante l’accento sul Green deal e la crisi economica da pandemia si prevede solo «una contenuta riduzione delle emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti»
[27 Aprile 2020]
Il Documento di economia e finanza (Def) 2020, approvato dal Governo nei giorni scorsi, arriva nel bel mezzo della pandemia da coronavirus Sars-Cov-2: uno scenario inedito quanto drammatico dal punto di vista sanitario, che impatterà e non poco anche sotto il profilo economico. La previsione del Pil italiano per l’anno in corso contenuta nel Def è pari al -8% nel 2020, una caduta che l’auspicato rimbalzo del 2021 (+4,7%) riuscirà solo in parte a colmare. Soprattutto, per andare dove?
Una volta completate le misure urgenti, sarà necessario impostare una strategia di rilancio dello sviluppo economico, che il Def sembra improntare verso un indirizzo verde: «Il Governo ritiene strategico incentivare gli investimenti volti a promuovere forme di economia circolare e a favorire la transizione ecologica aumentando la competitività e la resilienza dei sistemi produttivi a shock ambientali e di salute e perseguendo con fermezza politiche di contrasto ai cambiamenti climatici finalizzate a conseguire una maggiore sostenibilità ambientale e sociale […] Queste innovazioni dovranno essere allineate al Green deal europeo, che resta la strategia chiave dell’Unione Europea per i prossimi decenni. A livello nazionale, si lavorerà sull’attuazione del Green and innovation deal che la legge di Bilancio ha finanziato per il triennio 2020-2022».
È chiaro però che in quest’ottica il fondo, che ha «una dotazione di bilancio complessiva di circa 4,2 miliardi nel periodo 2020-2023», può rappresentare solo un inizio. A mostrare l’urgente bisogno di interventi più incisivi è lo stesso Def, analizzando l’andamento degli Indicatori di benessere equo e sostenibile (Bes), tra i quali spiccano reddito medio disponibile aggiustato pro capite, indice di disuguaglianza del reddito disponibile, povertà assoluta, emissioni procapite di CO2 equivalente.
La dimensione economica dello sviluppo mostra alcuni segnali incoraggianti negli ultimi anni, grazie anche all’introduzione del reddito di cittadinanza (RdC), ma non è difficile immaginare che le previsioni del Def potranno scontrarsi con uno scenario fortemente compromesso dalla pandemia. Nel Def infatti per «i tre indicatori che afferiscono al dominio ‘benessere economico’ si prevede un miglioramento nell’orizzonte temporale del ciclo di programmazione economico finanziaria 2019-2022». Per il reddito medio disponibile aggiustato pro capite il Def «registra un aumento dell’8,6% (scenario programmatico) riconducibile principalmente alle misure espansive già previste nella legge di Bilancio 2019». Anche per quanto riguarda l’indice di disuguaglianza, le valutazioni di impatto delle politiche effettuate «mostrano un netto miglioramento rispetto al 2018, sia nel 2019 che nel 2020. Si prevede, infatti, una riduzione rispettivamente di 0,3 e 0,1 punti del rapporto tra ultimo e primo quintile del reddito disponibile, che si attesta a 5,6 nel 2020 (da un valore pari a 6,0 nel 2018). Tali andamenti sono legati sostanzialmente alle politiche di sostegno ai redditi più bassi perseguite dal governo attraverso il RdC». Lo stesso per quanto riguarda l’indice di povertà assoluta: «Si stima una marcata riduzione dell’indice sia a livello familiare (1,6 punti percentuali) che individuale (1,4 punti percentuali)», un trend dove il ruolo del RdC rimane rilevante (sebbene la povertà rimanga tutt’altro che “abolita”, per riprendere un’infelice dichiarazione di qualche mese fa).
E per quanto riguarda la dimensione ambientale? Il Def prevede solo «una contenuta riduzione delle emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti a livello aggregato e una contestuale riduzione di quelle pro capite (0,2 tonnellate di C02 equivalente)». Più nel dettaglio i dati provvisori forniti dall’Istat per il periodo 2017- 2018 «indicano una sostanziale stabilità dell’indicatore», mentre le previsioni per il 2019-2022 sono «state ottenute utilizzando il nuovo quadro macroeconomico, tendenziale e programmatico, che incorpora le nuove prospettive di crescita delineate dagli indicatori economici ad oggi disponibili».
Il risultato è che, così come le previsioni di crescita del Pil italiano, anche quelle sulle emissioni di CO2 sono state riviste al ribasso; ma se il Pil italiano crollerà dell’8% quest’anno, le emissioni procapite di CO2eq vengono stimate in 7,1 tonnellate nel 2018 come nel 2019, passano a 7 tonnellate nel 2020 per poi rimanere a quota 6,9 fino al 2022. Un po’ poco, in attesa del Green and innovation deal, per parlare di transizione ecologica.