Gli ambientalisti tornano in piazza, con 8 proposte per sbloccare il settore
Rinnovabili, l’Italia 22esima in Europa per nuova potenza installata: la transizione è ferma
Legambiente: «Chiediamo al Governo Meloni un’inversione di rotta immediata, come impongono la crisi climatica e il RePowerEu»
[7 Giugno 2023]
Nel nuovo rapporto Comuni rinnovabili, elaborato come sempre da Legambiente, la transizione alle fonti pulite è un film in fermo immagine da un decennio.
In Italia il parco totale installato da fonti rinnovabili, a fine 2022, ammonta a 61,04 GW di potenza, facendo registrare appena +3,4 GW rispetto all’anno precedente: si sono aggiunti solo 2,8 GW di fotovoltaico e 0,5 GW di eolico, con idroelettrico, geotermia e bioenergie ferme al palo.
Altri tempi quelli del 2011, quando in un solo anno vennero installati 11 GW di nuovi impianti rinnovabili; se avessimo continuato con questo trend oggi avremmo 121 GW installati – ovvero il doppio del dato attuale – arrivando a coprire buona parte dei consumi elettrici del nostro Paese con rilevanti risparmi in bolletta e maggiore sicurezza energetica.
«Chiediamo al Governo Meloni un’inversione di rotta immediata – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente –, come impone da un lato la crisi climatica che sta accelerando il passo con impatti sempre più negativi sui nostri territori, ultima l’alluvione in Emilia-Romagna; dall’altro l’Europa con il RePowerEu. Il Paese, approfittando della revisione del Pniec (attesa entro fine giugno, ndr), non deve diventare l’hub del gas, ma quello delle rinnovabili».
Ad oggi però la realtà mostra tutt’altro. Guardando ai risultati del triennio 2019-21, l’Italia è 22esima in Europa per tasso di crescita medio delle rinnovabili, davanti solo a Bulgaria, Lituania, Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia. Nel 2022 la copertura da fonti rinnovabili rispetto ai consumi elettrici complessivi (31%) è tornata addirittura ai livelli del 2012, dato che i nuovi impianti non sono riusciti compensare il crollo dell’idroelettrico dovuto alla siccità.
Non che manchino le proposte industriali per nuovi impianti: in attesa ci sono 340 GW che hanno fatto richiesta di connessione a Terna, ma almeno 1.300 progetti sono bloccati nelle Regioni in attesa di valutazione. Non a caso i tempi medi per autorizzare un impianto eolico, ricordano da Legambiente, durano 5 anni contro i 6 mesi previsti dalla normativa.
«Serve snellire e velocizzare gli iter autorizzativi – aggiunge Ciafani –, a partire dai nuovi progetti di eolico a terra e a mare, accelerare sulla realizzazione dei grandi impianti a fonti pulite, sull’agrivoltaico, su reti elettriche e accumuli, sulla diffusione delle comunità energetiche e degli impianti di digestione anaerobica; senza dimenticare una seria politica di riqualificazione del patrimonio edilizio e la messa in sicurezza. Questa è la rotta giusta per accelerare la transizione energetica ed ecologica del Paese».
Una rotta molto diversa da quella che l’Italia sta seguendo. A fine marzo, secondo il sistema Gaudì di Terna, si registrano nuovi impianti rinnovabili per quasi 1,5 GW di nuova potenza, con stime per quest’anno pari a 5-6 GW: la metà di quanto serve per raggiungere i +85 GW al 2030 necessari per rispettare il RePowerEu (e creare 540mila nuovi posti di lavoro).
Al contempo anche il percorso di decarbonizzazione dell’economia va molto a rilento. A politiche correnti, l’Ispra stesso certifica che le emissioni climalteranti caleranno solo del 33% al 2030 rispetto al 1990, contro il -55% richiesto dall’Ue.
Per dare una scossa alle istituzioni Legambiente, insieme ad altre due dozzine di liste ambientaliste – tra cui spiccano Kyoto club, Greenpeace e Wwf – ha messo in agenda 3 giorni di mobilitazione a partire da domani: la manifestazione, battezzata “Scatena le rinnovabili” avrà il suo clou a Roma venerdì 9 giugno alle 11, con una manifestazione davanti al ministero della Cultura.
Un’occasione non solo di protesta, ma soprattutto di proposta, con 8 richieste precise al Governo Meloni per sbloccare le autorizzazioni alle rinnovabili. Qualche esempio? Una normativa adeguata, con l’obiettivo di pubblicare un Testo Unico che semplifichi gli iter di autorizzazione degli impianti; potenziare e rafforzare gli uffici tecnici regionali dai quali passeranno la maggior parte dei progetti; una campagna di informazione e sensibilizzazione per limitare gli effetti delle sindromi Nimby e Nimto e contrastare le fake news, fornendo ai territori maggiori e migliori strumenti per comprendere e valutare i progetti e collaborare al loro possibile miglioramento.