Cisl: «Siamo contrari al progetto di riforma Daga»
Acqua, il Mezzogiorno soffre il gap di infrastrutture idriche: «Necessari ingenti investimenti»
Utilitalia: «Potenziare il sistema delle imprese idriche nel Mezzogiorno è la via obbligata, per migliorare la qualità dei servizi e con importanti impatti sull’occupazione e l’indotto locale»
[27 Settembre 2019]
I cambiamenti climatici, per l’Italia in particolare, stanno impattando in modo sensibile su quella che è forse la principale risorsa naturale a nostra disposizione: l’acqua. Il Cnr testimonia come il 2017 sia stato per il nostro Paese l’anno più siccitoso da oltre due secoli, e il rischio desertificazione avanza già a grandi passi. Ad oggi riguarda il 20% dell’Italia, ma al sud si arriva a picchi del 70% come nel caso della Sicilia. Rischi dai quali non ci stiamo difendendo, anzi: l’Istat ha aggiornato quest’anno le statistiche sui consumi e le perdite idriche nazionali, secondo le quali si sprecano 4,5 miliardi di metri cubi d’acqua potabile all’anno a causa di una rete colabrodo. Una situazione che in genere è peggiore nel Mezzogiorno, nonostante lì le risorse idriche siano più scarse. È urgente dunque far leva sull’’innovazione tecnologica e l’incremento degli investimenti secondo una logica industriale, per dar vita a un grande piano per l’acqua nel Mezzogiorno.
Un tema che è stato oggi al centro del convegno Innovazione tecnologica nel settore idrico: un processo in continua evoluzione, promosso a Matera da Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) in collaborazione con Acquedotto lucano. «Al Sud – spiegato il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti – il comparto dei servizi di pubblica utilità produce un fatturato di oltre quattro miliardi di euro, realizza investimenti per circa mezzo miliardo di euro e impiega oltre 25 mila addetti: si tratta di un settore decisivo per la qualità della vita dei cittadini, importante per il sistema economico e con grande potenziale di sviluppo. L’innovazione tecnologica sarà un importante acceleratore di questa necessaria trasformazione. È importante non perdere questo treno: serve un grande progetto per il ‘Sud 4.0’».
Più nel dettaglio, secondo le analisi di Utilitalia condotte su un panel di oltre 70 utilities gli investimenti in tecnologie digitali crescono dai 164 milioni del 2015-2018 ai 358 milioni del triennio 2018-2020 (+118%), salendo a circa il 6,4% del volume di investimenti pianificati. È ancora il settore idrico ad evidenziare un significativo impulso nell’innovazione tecnologica, anche grazie ai nuovi meccanismi introdotti con la regolazione della “qualità tecnica”: l’investimento digitale pro-capite medio annuo nell’acqua passa da 0,5 €/abitante anno del triennio 2015-2017, a 1 €/abitante anno del triennio 2018-2020. Le più grandi utilities dell’acqua del Mezzogiorno mostrano segnali incoraggianti, con valori che si attestano su 2 €/abitante anno.
È evidente però come sia necessario migliorare ancora, e non solo sul fronte degli investimenti digitali. «Per recuperare il gap infrastrutturale accumulato nei decenni passati sono necessari ingenti investimenti – conferma Valotti – il cui finanziamento e la cui concreta realizzazione sul piano tecnico possono essere assicurati solo da soggetti industriali qualificati: potenziare il sistema delle imprese idriche nel Mezzogiorno è quindi la via obbligata, per migliorare la qualità dei servizi e con importanti impatti sull’occupazione e l’indotto locale».
Ad oggi gli investimenti nel servizio idrico nazionale ammontano a 3,6 miliardi di euro/anno, in netto aumento (circa il triplo) rispetto al 2013, ma – in un contesto che rischia di essere stravolto dalla proposta di legge Daga su “l’acqua pubblica” in corso d’esame parlamentare – occorre crescere ancora per arrivare almeno alla quota di 5 miliardi di euro/anno, finanziata attraverso una tariffa idrica che è ancora tra le più basse d’Europa, ritenuta necessaria dalla aziende di settore.
«Siamo contrari al progetto di riforma Daga e favorevoli a un sistema industriale per la gestione dell’acqua, attraverso cui si possono ottenere i giusti investimenti e adeguati servizi ai cittadini – sottolinea al proposito il segretario confederale della Cisl, Andrea Cuccello, nel suo intervento a Matera – Raramente quello delle public utility è visto come un settore chiave per il rilancio del sistema industriale nel suo complesso: la gestione di acqua, rifiuti ed energia può creare posti di lavoro e opportunità per i più giovani, soprattutto al Sud».