Oggi a Roma il convegno organizzato dal Coordinamento Free

Come realizzare il nuovo Pniec, secondo il mondo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica

De Santoli: «Il nuovo Piano deve spazzare via tutte le incertezze fossili e puntare con decisione sulle rinnovabili»

[8 Giugno 2023]

Il Coordinamento Free – ovvero la più grande associazione italiana nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica – ha organizzato oggi a Roma il convegno Pniec: istruzioni per l’uso, presentando un documento unitario di 35 pagine che dettaglia una roadmap per aggiornare il Piano nazionale integrato energia e clima.

Il Piano, nato già vecchio nel 2020, è atteso infatti a Bruxelles in una nuova bozza entro la fine di questo mese. Il Governo Meloni ha condotto una consultazione pubblica nel merito – un questionario online –, ma l’auspicio è che il confronto con gli stakeholder possa intensificarsi prima di tornare a sbagliare mira come tre anni fa.

«Speriamo che l’intenzione manifestata questa mattina da alcuni esponenti della maggioranza di Governo, ossia quella d’interloquire con tutti gli stakeholder delle rinnovabili e dell’efficienza energetica si traduca in realtà. Noi come sempre siamo pronti a fornire chiarimenti e assistenza al mondo della politica, andando oltre al nostro documento presentato questa mattina», dichiara il presidente del Coordinamento – Livio de Santoli – indicando alcuni punti fermi.

«Il nuovo Pniec deve spazzare via tutte le incertezze fossili e puntare con decisione sulle rinnovabili. Innanzitutto, occorrerà verificare che i nuovi investimenti in gas naturale non impediscano il raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030 e al 2050 e che comunque sia dimostrata la loro effettiva necessità rispetto alla futura decrescente domanda di gas. Il Pniec – aggiunge de Santoli – dovrà indicare le infrastrutture e gli incentivi per realizzare i target RePowerEu al 2030 con una traiettoria da individuare già ora sino al 2050».

Il primo passo sta dunque nel riconoscere che l’attuale traiettoria di sviluppo delle rinnovabili italiane risulta del tutto inadeguata a raggiungere anche solo gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030.

Nel primo trimestre del 2022, secondo il sistema Gaudì di Terna, si registrano nuovi impianti rinnovabili per quasi 1,5 GW di nuova potenza, con stime per quest’anno pari a 5-6 GW: la metà di quanto serve per raggiungere i +85 GW al 2030 necessari per rispettare il RePowerEu.

Non che manchino le proposte industriali per nuovi impianti: in attesa ci sono 340 GW che hanno fatto richiesta di connessione a Terna, ma almeno 1.300 progetti sono bloccati nelle Regioni in attesa di valutazione. Non a caso i tempi medi per autorizzare un impianto eolico, ricordano da Legambiente, durano 5 anni contro i 6 mesi previsti dalla normativa.

«Per il raggiungimento degli obiettivi rinnovabili al 2030 sarà necessario non solo nuova produzione però, ma anche incrementare quella esistente con il revamping e repowering – precisa de Santoli – Sarà inoltre indispensabile installare 80 GWh di nuova capacità di accumulo di grande taglia. I numeri corrispondenti a questo cambiamento di passo sono noti da tempo. La potenza elettrica rinnovabile installata dovrà crescere da circa 60 GW di fine 2022 a 145 GW nel 2030 (quindi di 80 GW nel periodo 2023-2030, più di 10 GW ogni anno rispetto agli attuali 2,5), con 58 GW di nuova potenza fotovoltaica, 25 GW di potenza eolica aggiuntiva e 2 GW aggiuntivi ripartiti tra idroelettrico, bioenergie e geotermico».

Il tutto con enormi benefici socioeconomici, non solo ambientali: «Raggiungere tali obiettivi significa 320 miliardi di investimenti, 360 miliardi di euro di benefici economici, in termini di valore aggiunto per filiera e indotto, con 540.000 nuovi posti di lavoro nel settore elettrico e nella sua filiera industriale», snocciola de Santoli.

E questo solo guardando al comparto elettrico, anche se la transizione verso le energie pulite è molto più ampia. «L’efficienza energetica, la sostituzione di determinati combustibili, un maggiore ricorso all’idrogeno rinnovabile, al biogas e al biometano possono offrire all’industria energivora le opportunità di ridurre la domanda di gas fossile di oltre un quarto rispetto all’attuale consumo. Così come l’elettrificazione dei consumi finali, che prevede misure tranchant. Una risposta la si aspetta per la mobilità sostenibile con l’indicazione del parco elettrico circolante al 2030 (4 milioni) e nel caso previsto di uso dei motori a combustione interna oltre il 2035, quale programmazione adotterà il nostro Paese sui carburanti sintetici. Questa – conclude de Santoli – sarebbe una posizione molto diversa rispetto al precedente Pniec».