Firenze torna capitale della moda con Pitti Uomo, ma il territorio soffre la crisi climatica

Giani: «C'è la necessità che il Governo supporti il rilancio e la ripresa delle imprese toscane del settore colpite dall'alluvione»

[10 Gennaio 2024]

Si è aperta ieri a Firenze la 105esima edizione di Pitti Uomo, che animerà Fortezza da Basso fino al 12 gennaio 2024.

Con la presenza di 832 marchi e una rilevante percentuale di brand esteri (il 46%), la kermesse si conferma vetrina d’eccellenza per le collezioni della moda maschile dell’autunno/inverno 2024-2025, ma anche un luogo che fa da specchio alle tendenze, alla creatività e alle nuove istanze che attraversano la società.

«Pitti Uomo è a tutti gli effetti un momento di confronto irrinunciabile che rende Firenze leader nel settore delle manifestazioni dedicate alla moda – commenta Raffaello Napoleone, ad di Pitti Immagine – Dal nostro osservatorio speciale cogliamo la voglia dei brand di essere presenti, di farsi vedere e incontrare i clienti».

Dopo il biennio di ripresa successivo all’emergenza pandemica, il 2023 si è configurato come un anno di “consolidamento”, non privo di ostacoli e minacce per la moda maschile italiana: i timori maggiori sono stati legati ai forti aumenti dei costi, con un’inflazione senza precedenti, al rallentamento di molte importanti economie, nonché al clima di maggior incertezza dovuto al conflitto russo-ucraino tuttora in corso e a quello scoppiato in Medio Oriente, che minaccia di espandersi a livello mondiale.

La più recente analisi fornita dal Centro studi Confindustria moda documenta che, nei primi sette mesi del 2023, la moda maschile italiana ha proseguito l’andamento positivo sui mercati esteri che ha caratterizzato gli ultimi due anni.

Come indicano i dati Istat, l’export relativo al periodo gennaio-luglio 2023 ha messo a segno un incremento tendenziale a doppia cifra, pari al +11,4%, attestandosi a circa 5,4 miliardi di euro; parallelamente, l’import ha registrato un aumento del +5,6%, sfiorando i 4,0 miliardi di euro.

Il mercato Ue copre il 45,7% dell’export totale di settore, mentre l’extra-Ue risulta il maggior “acquirente”, assorbendo il 54,3%. In particolare, nel periodo in esame la prima destinazione del menswear made in Italy è risultata la Francia, seguita da Germania, Stati Uniti, Svizzera e Cina.

Ma se la bussola della crescita per il settore moda maschile guarda all’estero, il motore resta saldamente ancorato alla realtà locale toscana, in profonda difficoltà dopo l’alluvione del 2 novembre scorso, che ha provocato (oltre a 8 morti) danni per 2 miliardi di euro.

Non a caso ieri il presidente della Regione, Eugenio Giani, intervenendo all’apertura di Pitti Uomo si è rivolto direttamente al ministro delle Imprese, Adolfo Urso: «C’è la necessità che il Governo supporti il rilancio e la ripresa delle imprese toscane del settore moda colpite dall’alluvione. Il mio primo pensiero è questo», ha evidenziato Giani, lanciando al ministro un «appello per le imprese della moda che operano proprio fra Firenze e Pistoia; lo voglio fare proprio nell’occasione in cui la Toscana e Firenze si mostrano un po’ come le capitali del sistema moda, perché c’è il made in Italy che trova attraverso le esportazioni uno dei veicoli fondamentali, ma vi è un made in Tuscany che di questo sistema delle esportazioni è protagonista».

Quest’anno Pitti Uomo ha scelto il tempo come tema chiamato a caratterizzare i propri saloni invernali. E proprio il tempo è il fattore che oggi rema contro la ripresa della Toscana e del suo sistema moda, dopo l’alluvione.

Il Governo Meloni finora ha stanziato solo 5 milioni di euro per gli interventi di somma urgenza (e ne ha annunciati altri 25), mentre la Regione – in qualità di struttura commissariale – ha già speso oltre 100 milioni di euro e ne ha stanziati altri 37 (di cui 25 destinati alle famiglie) per i ristori.

A queste risorse si sommano quelle destinate alla salvaguardia il territorio; sulla sicurezza idraulica dalla Regione vengono investiti circa 100 mln di euro all’anno in manutenzione e altrettanti in nuove opere, e la Toscana è stata la prima Regione in Italia ad avviare – nel giugno scorso – il percorso di stesura del Piano di tutela dell’acqua; inoltre al Governo sono stati presentati progetti per oltre 800 mln di euro contro la siccità.

Ma i danni dall’alluvione ammontano appunto a 2 miliardi di euro, e non a caso lo stato d’emergenza è nazionale. Il tempo fugge via, mentre al sistema moda e alla Toscana intera urgono risposte e risorse per far fronte all’ennesimo evento meteo estremo che, sull’onda della crisi climatica, si è abbattuto sul territorio.