La soluzione passa da rinnovabili, economia circolare ed efficienza energetica

Le industrie energivore chiedono «finanziamenti adeguati» contro la crisi delle bollette

«Negli ultimi mesi i prezzi dell'energia sono aumentati di 4 o 5 volte, raggiungendo livelli ancora più alti negli ultimi giorni»

[23 Dicembre 2021]

Con una posizione congiunta, le associazioni imprenditoriali che raggruppano le industrie europee ad alta intensità energetica – dalle cartiere alle vetrerie, dai cementifici alle acciaierie – chiedono ai leader Ue di affrontare rapidamente l’aumento esponenziale dei prezzi dell’energia.

La situazione in corso ha avuto un grave impatto sulla competitività e sulla redditività di questi comparti industriali, poiché più esposti ai picchi di prezzo, col costo del gas che in questi giorni registra in Italia quotazioni di 180 euro al MWh oltre a oscillazioni nelle quotazioni che possono variare anche del 20% dalla sera alla mattina, a causa della speculazione finanziaria.

«Negli ultimi mesi – dichiarano gli industriali di settore – i prezzi dell’energia sono aumentati di 4 o 5 volte, raggiungendo livelli ancora più alti negli ultimi giorni. Parallelamente, i prezzi del carbonio sono triplicati dall’inizio dell’anno» nel mercato Ets, il cui andamento rimane comunque marginale rispetto al costo del gas naturale per quanto riguarda l’impatto sulle bollette.

«Un periodo prolungato di prezzi dell’energia insopportabilmente elevati potrebbe portare a gravi perdite, delocalizzazione di aziende europee e un aumento del carbon leakage», ovvero una rilocalizzazione delle emissioni di CO2 (e della relativa produzione industriale) in altri Paesi. Inoltre, la crisi mette in pericolo il futuro degli investimenti carbon free e mette a rischio i progetti a basse emissioni di carbonio esistenti in Europa.

Per questo le industrie ad alta intensità energetica «chiedono alle autorità nazionali di sfruttare rapidamente il pieno potenziale della cassetta degli attrezzi presentata dalla Commissione europea in ottobre», oltre a una «riforma della direttiva sul sistema di scambio di quote di emissioni che incorpori misure che garantiscano un’efficace protezione dalla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio», come del resto l’Ue si propone già di fare introducendo il meccanismo Cbam.

Più in generale, secondo le industrie di settore è «necessaria un’azione rapida per garantire gli investimenti delle industrie ad alta intensità energetica per affrontare la sfida della decarbonizzazione. Se non vengono concessi finanziamenti adeguati, la decarbonizzazione potrebbe diventare una sfida ancora più grande».

Per calmierare nell’immediato l’aumento dei prezzi che grava sulle industrie energivore sarebbe ad esempio possibile immaginare maggiori interventi in termini di aiuti di Stato, come quelli approvati un anno fa in piena pandemia dalla Commissione Ue, determinanti nel caso delle compagnie aeree e non solo; allora però non vennero inserite condizionalità ecologiche vincolanti, un errore che non dovrebbe essere ripetuto.

In prospettiva invece la strada per diminuire il costo delle bollette, anche e soprattutto per le industrie energivore, è una sola e passa per rinnovabili, economia circolare ed efficienza energetica. Gli esempi di progettualità da seguire non mancano: la più grande acciaieria d’Europa (l’Ilva di Taranto) punta a decarbonizzarsi con il syngas da rifiuti, mentre biometano e il recupero di energia dagli scarti rappresentano l’alternativa ecologica più immediatamente spendibile per un comparto come quello cartario.

Del resto come sottolinea Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità futura – la principale associazione confindustriale nel comparto elettrico – con l’attuale mix di generazione, che in Italia vede le rinnovabili a quota 40% sul totale di generazione elettrica, la bolletta elettrica «sarà di circa 75 miliardi di euro nel 2021, un aumento del +70 % rispetto al 2019, pre-Covid, pari a 44 miliardi di euro. ​Se oggi avessimo già raggiunto il mix di generazione elettrica previsto dal target Green deal al 2030 – ovvero il 72% di rinnovabili nel mix elettrico – la bolletta avrebbe un costo di 45 miliardi di euro. E l’Italia risparmierebbe 31 miliardi di euro ogni anno».